Google+ La Natura che ci circonda: La natura nei cartoni animati: Bambi e Princess Mononoke

sabato 9 giugno 2018

La natura nei cartoni animati: Bambi e Princess Mononoke

Ispirazioni&co è ripartito alla grande, con un tema che amo: la natura? No, i cartoni animati, perché in fondo sono cresciuta ma nemmeno poi così tanto. Quando ero piccola l'appuntamento con il film di Natale che usciva in vhs era imperdibile: mio padre arrivava all'ora di pranzo con la viseocassetta del Classico Disney dell'anno e subito dopo mangiato eravamo tutti insieme sul divano davanti al televisore. Giocavamo a indovinare il cartone dalle battute del film è ancora oggi ne so buona parte a memoria (e tutt'oggi qualche sfida in famiglia ci scappa).
A dire il vero l'abitudine non l'ho mai persa e continuo tutt'ora ad andare al cinema a vedere i film d'animazione, a volte con la scusa di accompagnare i nipoti, ma molto più spesso con gli amici. Insomma, sono la mia seconda grande passione, dopo natura e ambiente.
È possibile andare a fondere le due cose? Be', sì. È possibile, soprattutto con un grande classico Disney (ma in realtà più di uno) e un bellissimo film di Hayao Miyazaki.
Il primo l'ho sempre adorato, anche se non riesco più a guardarlo da quando non trovo più quello con il doppiaggio originale del 1948. Ci saranno stati anche degli errori nel doppiaggio, ma io ero troppo abituata alla voce tremante del piccolo Bambi per tollerarne una, sempre di cucciolo, ma senza la stessa poetica insicurezza del piccolo, che si perde nettamente in quello del 1968. Senza contare che mi abituo alle voci e se mi si cambia il doppiatore me ne rendo conto immediatamente, con tutte le benedizioni conseguenti; ho seriamente odiato la Disney in quel frangente, per avermi rovinato uno dei miei Classici preferiti. Comunque, per quanto riguarda i dettagli tecnici di "Bambi", vi rimando a Wikipedia, che ne parla in modo super dettagliato.

Attenzione che da qui in poi "spoilero"! Poi, se davvero esiste ancora qualcuno che non lo ha mai visto,  non si lamenti. 


Credo che tutti conosciamo il cartone, nella cui storia originale il protagonista era in realtà un capriolo. Il tutto, infatti, è tratto da un romanzo (che prima o poi dovrò leggere) di Felix Salten, intitolato "Bambi, la vita di un capriolo".
Il cartone animato inizia con una grande frenesia nella foresta: è nato il principino e tutti gli animali vogliono accorrere a vederlo. Quando giungono sul posto ci viene quindi mostrata la madre di Bambi  sdraiata con il piccolo a fianco. Dopo le presentazioni iniziali in cui la mamma sceglie il nome, viene quindi raccontata la vita di Bambi nei primi giorni, quando, seguendo la madre in giro per la foresta, fa le sue prime esperienze e scoperte, incontrando nuovi amici, quali Tamburino, il piccolo coniglietto selvatico irriverente che mostrerà al piccolo cerbiatto una farfalla, gli uccellini ("-iiiniii") e i fiori e, appunto, Fiore, la puzzola conosciuta durante queste prime esplorazioni.


Rivoglio il doppiaggio originaleeeee! Questa roba del video non si può sentire 😢😢😢😢
Ahem... riprendo il controllo. 
Molto bella è la scena della pioggia nella foresta e la paura di Bambi al suo primo temporale, accompagnati dal brano "Pioggerella di primavera".
In seguito il nostro cerbiatto farà amicizia con la piccola Faline, sua futura compagna, e incontrerà i cervi maschi,  tutti piuttosto giovani a giudicare dai palchi, impegnati con evoluzioni e combattimenti fra loro. Tutti fighi, tutti bravi, finché non arriva il principe della foresta, nonché padre di Bambi, che con i suoi grandi palchi, il portamento fiero e lo sguardo che dice "levateve che arrivo io", blocca tutti al suo passaggio. Lui passa, guarda il piccolo Bambi, che non lo conosce e giustamente chiede alla madre "chi è quello?" e si inoltra nel folto del bosco, lasciando tutti a guardarlo, immobili come degli stoccafissi.
È interessante notare come la figura del padre sia vista come distaccata e fiera, ma sempre attenta a vegliare dall'alto sul figlio e la compagna, nonché sugli altri abitanti della foresta. Infatti, proprio in questo frangente fa capolino il cattivo del film, che non si vede mai, ma si percepisce in tutta la sua negatività. Il padre di Bambi rizza le orecchie, annusa l'aria e corre nella radura per allertare gli altri cervi. L'uomo sta arrivando!  Per la precisione stanno arrivando i cacciatori. E saranno proprio i cacciatori che, in seguito, dopo un rigido inverno in cui la madre insegna al piccolo come sopravvivere e dopo una esilarante pattinata sul ghiacchio in compagnia di Tamburino,  porteranno via a Bambi la sua mamma. Angoscia e disperazione in questa scena e la quantità di pianti all'arrivo del padre del cerbiatto che, con la voce leggermente spezzata ma sempre contegnosa,  comunica al figlio che "tua madre non tornerà più. L'uomo l'ha portata via!" (e qui la polemica, perché il cervo, nel doppiaggio originale, parla in un momento in cui dovrebbe stare zitto; chi se ne frega, aggiungo io, a me 'sta scena ha sempre dato i brividi).



E insomma, con un "vieni, figlio mio!" Bambi scopre che ha perso la madre ma che quanto meno ha un padre, così lo segue nel folto degli alberi. E poi che succede? Qui non è dato saperlo, ma lo racconta "Bambi 2", uno dei pochi sequel che mi siano piaciuti, che parte proprio da questo punto e racconta le difficoltà del Principe della foresta nel gestire il proprio cucciolo. Nel primo film, invece, dopo la morte della madre ritroviamo Bambi da grande, nel periodo primaverile, quando incontra gli amici, anche loro cresciuti. Insieme scoprono che a primavera quasi tutti "rincitrulluliscono" (ovvero, si innamorano), cosa che gli viene spiegata da un disturbatissimo amico gufo.

"Come, non lo sapete? Sono rincitrulluliti."
"Rincitrulluliti?"
"Sì! Quasi tutti rincitrulluliscono a primavera. Per esempio, tu te ne vai passeggiando, pensando ai fatti tuoi, senza curarti di guardare a sinistra o a destra, quando tutto d'un tratto il tuo sguardo si posa su di un musetto grazioso. Uuh! Ti incominciano a tremare le ginocchia, ti gira la testa, ti senti leggero come una piuma e, prima che tu te ne accorga, navighi tra le nuvole ed è allora che cominci a fare follie e perdi completamente la testa!"
"Oh, ma è spaventoso!"
"Mamma mia!"
"Terribile!"
"E questo non è tutto: può accadere a chiunque! Farete bene a stare attenti! Può accadere a te, a te e... sì, può accadere persino a te!"

La classica convinzione che "a me non capiterà mai" e uno dopo l'altro i tre amici si avviano testa alta e coda alzata dando le spalle al vecchio pennuto acido. Come da manuale, si "rincitrulluliscono" tutti e tre: Tamburino, con una sensualissima coniglietta, Fiore degli occhioni  blu (e il bacio) di una dolce puzzola e infine Bambi, che finisce sulle nuvole con Faline e se la deve pure contendere con un altro maschio, più grosso e più cattivo. Ma, essendo il principino, ovviamente vince lui. Tutti felici, dunque? Manco per niente, perché l'uomo come al solito fa danni e mentre tutti sono in piena frenesia amorosa primaverile, agli umani sfugge il fuoco e si incendia tutta la foresta. La Disney non deve avere molto in simpatia i cacciatori, perché oltre che dannosi li fa pure infami, quindi Bambi viene colpito da un colpo di fucile mentre scappa dalle fiamme e dai cani da caccia, dai quali aveva precedentemente protetto la sua bella. Come al solito arriva il padre a tirarlo fuori dai guai e lo aiuta a mettersi in salvo, anche se con modi un po' bruschi; tutti i superstiti insieme, una volta in salvo oltre il fiume, guardano la foresta andare a fuoco. Molto delicatamente i disegnatori ci fanno capire l'impatto di tutto ciò sullè popolazioni di fauna. Ma la vita deve andare avanti e, alla Primavera successiva, scopriamo i cuccioli di Faline e Bambi, il quale, ormai grande, raggiunge il padre nel suo "punto di guardia". Qui la storia si conclude con il maschio adulto che lascia il proprio posto al figlio. 

Ora, credo che non sia un mistero perché adoro questo cartone animato. A parte la perfezione tecnica, il mio spirito ambientalista non può non essere sensibile alla descrizione di una natura così bella, martoriata dalle attività umane; non tanto la caccia in sé e per sé, sebbene ne mostri il lato peggiore e il punto di vista animale, quanto l'incendio, la distruzione dell'habitat e la conseguente perdita di individui delle specie animali. Credo che faccia riflettere e credo che sia importante mostrarlo anche tramite un evento tragico come la morte della madre, tanto demonizzato dagli psicologi infantili. Non credo che nessuno di noi sia cresciuto traumatizzato dalla visione di questo film, ma forse ha potuto aiutarci a riflettere un po'. Certo, sperando di non ottenere l'effetto "tutti animalisti con la concezione Disney della Natura", perché quello non va bene. No, no!
Nella scena della prateria, poi, Bambi viene lasciato indietro e nascosto nell'erba alta dalla madre in esplorazione. Vi ricorda qualche cosa tutto ciò? Un aiutino lo trovate qui. Ovviamente sì, colgo l'occasione per ricordarlo: i cuccioli di cervo, daino e capriolo nascosti nell'erba non vanno toccati! No, no e ancora no. Nella vita reale non c'è il Principe della foresta a riprendersi il cucciolo, quindi se lo tocchiamo li condanniamo a morte.

Comunque, tornando a noi, se parliamo di fare riflettere, allora il compito lo lascio al secondo cartone animato che ho menzionato.


Me lo fece vedere quasi per forza il mio ex ragazzo, dicendomi che io ero fissata con la Disney ma Hayao Miyazaki era sicuramente meglio. Orrore e raccapriccio, come poteva dire una cosa simile? Proprio a me, poi? Sarà per questo che la prima volta che l'ho visto l'ho trovato "mmmh, sì, carino!". In seguito ho provato a riguardarlo mettendo da parte l'orgoglio disneyano ferito e con lo spirito ambientalista attivato e devo dire che è andata molto meglio. Non lo ritengo assolutamente un film per bambini, anche perché, al contrario dei cartoni animati Disney, il sangue si vede, pure parecchio, e le scene un po' traumatizzanti pure. Io sarò sensibile, ma, la prima volta che l'ho visto, un paio di punti hanno inquietato anche me, allora ventenne. C'è da dire, però, che non sapevo assolutamente che stile di animazione andavo a vedere.
Questo è un cartone ambientalista, che più ambientalista non si può e parla di come gli spiriti della foresta si scontrino con  gli uomini, che stanno distruggendo la montagna e la foresta per trarne le risorse per costruire armi in una ferriera, spingendosi anche in luoghi proibiti. La follia e la sfrontatezza umana alla fine portano a scontri, distruzione e morti. Per fortuna ci sono i buoni che fanno sempre la loro parte e alla fine risolvono turto.


*Spoiler mode on*

(N.B. Una parte della trama è allegramente scopiazzata da Wikipedia, perché questa è veramente complicata da raccontare e sintetizzare e inoltre non lo vedo da un po'. Mi perdonate?)


Il tutto inizia in un villaggio, Emishi, dove il principe Ashitaka si scontra con un demone che assale l'insediamento. Per proteggere sé stesso e la sua gente il giovane principe deve suo malgrado uccidere l'essere demoniaco, ma nello scontro viene toccato e colpito da una maledizione. Nei resti del demone ucciso viene trovata una sfera di metallo. Si scopre quindi che è stato il dolore causato da quel proiettile a trasformare lo spirito cinghiale in un demone. Consultata la sciamana che lo avverte che il maleficio lo condurrà alla morte, Ashitaka monta sul suo stambecco e lascia Emishi per dirigersi verso ovest, alla ricerca di una cura.



Durante il viaggio si imbatte nell'attacco di un villaggio da parte di alcuni samurai e, riuscendo a fuggire, incontra successivamente un monaco errante, Jiko, che gli spiega che ad ovest (da dove arrivava il demone cinghiale) vive un dio della foresta che potrebbe aiutarlo. Ashitaka riparte quindi alla ricerca del dio e si imbatte in due uomini feriti da tre lupi giganteschi, anch'essi, come il demone cinghiale dell'inizio della storia, spiriti animali. I feriti facevano parte di un convoglio diretto alla Città del ferro, dove si producono nuove armi; per fare ciò, gli uomini estraggono enormi quantità di ferro dalla montagna vicina. È proprio attraversando la foresta per dirigersi verso la città che il principe vede per la prima volta la "ragazza-lupo" San, cosiddetta "Mononoke". La ragazza è stata trovata e cresciuta da Mau,  lo Spirito-lupa, protettrice del bosco e quindi in conflitto con gli esseri umani.



Una volta arrivato alla città del ferro, Ashitaka conosce la signora Eboshi, padrona della città, dalla quale apprende della lotta tra gli abitanti e gli dei-animali, che ha causato la ferita dello spirito cinghiale Nago, trasformandolo in demone. Tuttavia la città è anche rifugio per tanti bisognosi, quindi il principe di rende conto che per quanto , la donna non può essere biasimata completamente.
Durante la notte "Mononoke" si introduce nella città cercando di uccidere Eboshi, ma Ashitaka, dopo avere scoperto che la maledizione gli ha conferito una forza sovrumana, pone fine allo scontro, tramortendo le due donne e ammonendo gli abitanti della città sui risultati delle loro azioni (ovvero la maledizione).


Lasciata Eboshi alle cure degli abitanti, Ashitaka porta via San, ma rimane ferito accidentalmente e, una volta fuori dalle mura, sviene. Mononoke, ripresasi, lo soccorre lasciandolo allo stagno frequentato dal dio della Foresta Shishigami, che lo guarisce dalla ferita ma non dalla maledizione.

"Puzzo di umano!"

Nel frattempo lo spirito cinghiale Okoto, insieme a tutta la sua stirpe, decide di attaccare in massa gli umani per mettere fine ai loro soprusi; a nulla serve il tentativo di Mau di fargli comprendere che un attacco frontale sarebbe una carneficina.
Nel frattempo si apprende che il monaco errante è in realtà un inviato dell'imperatore che ha il compito di recidere la testa del dio Shishigami, in quanto parrebbe avere il potere di donare la vita eterna al possessore.
Intanto Ashitaka, condannato a morte dalla maledizione, decide di lasciare la foresta e San, ma nell'allontanarsi sente i rumori dell'assedio alla Città del ferro da parte dei samurai del Principe Asano, reclamante dei diritti sull'area e quindi una percentuale di ferro. Avvicinandosi alle mura Ashitaka scopre la missione di Jiko, partito alla ricerca del Dio insieme a Eboshi e la maggior parte dei soldati. Decide quindi di informare dell'attacco la signora, allo scopo di distoglierla dalla missione, salvando
così il Dio della Foresta, San e l'intera città. Nel cercare Eboshi, giunge al campo dove si sono scontrati gli umani e i cinghiali: l'unico sopravvissuto del clan, ma gravemente ferito, è lo spirito-cinghiale Okoto, che sta cercando di raggiungere il Dio della Foresta insieme a Mononoke e i suoi fratelli lupi per chiedergli guarigione; sopraffatto dal rancore verso gli umani, tuttavia, comincia a mutarsi in un demone, inglobando Mononoke.
Giunti allo stagno del Dio della Foresta, la dea-lupa Mau, anch'essa gravemente ferita da un'arma da fuoco, con le ultime forze strappa San a Okoto e la consegna ad Ashitaka, che si getta nel lago tenendola tra le braccia per eliminare il fluido demoniaco di cui è ricoperta.

"Conservavo le ultime forze per quella donna. Libera mia figlia, demone!"

 Il Dio fa la sua apparizione e dà una morte serena a Okoto e Mau, terminando le loro agonie.



La signora Eboshi, arrivata sul posto, riesce a mozzare la testa del dio con un colpo di archibugio e Jiko la fa mettere al sicuro dai suoi uomini in un contenitore; il resto del corpo del dio inizia a espandersi e nella ricerca della sua testa uccide ogni forma di vita che tocca. La testa della dea-lupa Mau, staccatasi dal corpo, riesce con un ultimo impeto di furia a mozzare il braccio destro di Eboshi, ottenendo finalmente la sua vendetta sulla donna.


"La testa del lupo morde anche se mozzata!"


Dopo aver bendato la ferita della signora, Ashitaka convince San ad aiutarlo nel tentativo di recuperare la testa del Dio, il cui corpo nel frattempo raggiunge la Città del Ferro. I samurai accampati fuori si danno alla fuga e una parte dei cittadini riesce a salvarsi rifugiandosi in mezzo al lago, dove il Dio sembra non poter arrivare. Dopo aver convinto Jiko a rendere loro la testa, lui e San la alzano al cielo insieme rendendola al Dio (con questo movimento la maledizione di Ashitaka inizia ad espandersi con una grande velocità, infettando anche Mononoke), ed esso cade in acqua apparentemente senza vita. Il male che aveva invaso la valle svanisce e nelle zone colpite dalla distruzione ricresce la vegetazione; anche il maleficio che aveva colpito Ashitaka e Mononke scompare dai loro corpi.
San, quindi, dichiara che non potendo perdonare gli umani continuerà a vivere nella foresta, insieme ai lupi; Ashitaka le dichiara a sua volta che lui le rimarrà comunque accanto, vivendo nella Città del Ferro, e che i due si incontreranno di nuovo in futuro, nella foresta. La signora Eboshi chiede di vedere Ashitaka per ringraziarlo e afferma di voler costruire una città migliore.





*Spoiler mode off*
E va be', che vi devo dire? È sicuramente più articolato e incasinato dei Classici, in autentico e puro stile giapponese, ma è un capolavoro. Devo dire che lo stile di Miyazaki è molto sparaflashante o almeno così ho notato anche in "La città incantata", ma per i giapponesofili come sono anche io, va benissimo. Certo, a mio padre, disneyano incallito ancora più di me, non è piaciuto per niente, ma d'altronde è uno stile a cui non siamo abituati e, appunto, non ha la poesia che hanno i grandi Classici e che sempre di più si sta perdendo anche negli stessi film d'animazione Disney. 
Sicuramente la rappresentazione dello scontro fra il progresso dell'uomo e la natura è resa in modo impeccabile e il messaggio che lancia è potente e prepotente.
Alla fine, quando Mononoke, disperata, constata che il dio della Foresta Shishigami è morto, Ashitaka risponde che la foresta stessa è Shishigami e che non è possibile ucciderlo. La Natura si riprende tutto ciò che le era stato portato via, con l'erba che ricopre tutto il campo di battaglia e i resti della città. Anche nella vita reale è così e laddove l'uomo distrugge la Natura ritorna prepotentemente a riprendersi ciò che le è stato portato via, anche se lentamente e in modo impercettibile. La speranza è che, alla fine, gli uomini imparino dai propri errori e imparino a convivere con "gli spiriti della foresta", senza spingersi oltre certi limiti, perché quando  la Natura viene uccisa ne deriva solo morte, per tutti.


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6 commenti:

  1. Che bei ricordi hai risvegliato in me. Bambi è bellissimo e tu fai bene a darci suggerimenti di come vanno trattati questi meravigliosi animali. Il secondo cartone ti confesso: non lo conosco. Grazie e bentornata.
    sinforosa

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    1. Ciao sinforosa cara. "Tornata" è un parolone. Diciamo che ogni tanto faccio una capatina.
      Bambi è forse il mio preferito in assoluto. Per quanto riguarda Princess Mononoke non mi meraviglio: sicuramente qualsiasi "giapponefilo" lo conosce, ma non è che sia un film che passano in TV :)
      Ti abbraccio cara e grazie per essere sempre presente.

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  2. Mononoke mi ricorda il periodo in cui i prodotti giapponesi iniziarono a diventare di moda.
    Più che tutti gli altri film precedenti (addirittura un Lupin!) fu la Principessa Mononoke a essere grandiosamente chiacchierato, non solo sulle riviste specializzate.
    C'è tutto di Miyazaki, in effetti... ed è un classico complesso.
    Bambi... non ne conoscevo l'iter, diciamo che non è proprio il mio preferito tra i lavori Disney (lo considero un portasfiga, tanto che la vhs la tenevo nascosta altrove e non assieme alle altre).
    Il ridoppiaggio... beh, lo hanno ridoppiato meglio :D

    Moz-

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    1. Ciao -Moz 😊
      Aspettavo il tuo commento 😆 personalmente di Miyazaki conosco solo questo è La città incantata. Pur trovandolo bravissimo, sinceramente ho qualche difficoltà a capirlo. Mio fratello, che è giapponesofilo serio, credo li abbia visti tutti.
      Perché Bambi portasfiga? 😅
      Davvero ti è piaciuto il ridoppiaggio? Io veramente non lo posso sentire. Non mi piace proprio. A prescindere dalle voci diverse, non mi piace proprio come sono doppiati in personaggi. Cosa che invece non ho patito con il ridoppiaggio di Lilli e il vagabondo, al contrario di mia sorella a cui dava fastidio. Ognuno ha il suo tarlo 😂
      Un abbraccio e buona notte 😘

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  3. Bel post, Valentina, brava. Punto di vista interessante.
    Bambi ovviamente lo conosco a memoria. Neppure per me fra i preferiti, ma la descrizione della natura è magica. Curiosa pure io di sapere, perché porterebbe sfiga.
    Il secondo cartone non l'ho visto, non mi posso pronunciare.

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    1. Ciao cara,
      Scusa se rispondo così tardi ma, non so per quale motivo, non mi arrivano più le notifiche dei messaggi.
      Bambi è un capolavoro assoluto, ma la scena della morte della mamma è stata demonizzata come traumatica per bambini. Saranno un po' troppo protetti questi bambini?
      Princess Mononoke è pure bellissimo, ma ovviamente cambia totalmente genere. Diciamo che è un cartone per grandi e manda dei messaggi precisi. Se dovesse capitarti ti suggerisco di vederlo.

      Un abbraccio e buona giornata :)

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