Google+ La Natura che ci circonda: uccelli
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sabato 30 giugno 2018

"L'autostoppista" inaspettato

Vi ricordate quando canticchiavo:

Ambarabà, cicì e cocò, 
una civetta si schiantò,
Contro il muro della casa 
Per tre volte c'è tornata.
Neanche il sabato in pace Sto, 
Ambarabà, cicì e cocò.

Ecco, ora la filastrocca è cambiata:

Ambarabà, cicì e cocò, 
La civetta s'infilò,
Sul semiasse della macchina,
Chi ci crede se non capita?
Come prenderla ora non so!
Ambarabà, cicì e cocò.


Sì, lo so che è assurdo, ma siccome il gattino nel motore era troppo banale, io sono passata direttamente allo step successivo: la civetta sul semiasse e poi, ovviamente, anche nel motore.



E voi direte: "ma come te ne sei accorta?"
Molto semplice l'ho vista e sentita entrare.
Come ricorderete sul tetto di casa mia ci sono famiglie di civette che fanno i festini  (se invece non ve lo ricordate ne parlai qui), motivo per cui ogni anno trovo dei pulli a terra (come Midnight e Moony); quest'anno non c'è stata nessuna eccezione, se non che a trovare la piccolina, mentre scendevo dalla macchina, è stato Otto,  il quale l'ha puntata facendola volare e rendendola visibile alla gatta che quindi l'ha inseguita. Io ho visto questo razzo piumato venire contro di me e infilarsi sotto la macchina e, giusto il tempo di dire "no, no, no!" scappando ad afferrare la gatta, ho sentito "tlunk" e la civetta non c'era più. Per riuscire a localizzarla sono passate 3 ore in cui speravo che uscisse sola, finché, inserendo il cellulare in uno spazio e scattando fotografie a casaccio, non ho realizzato che stava comodissima dove si trovava.



Quando, verso le 20:15, ho provato a guardare se fosse andata via, visto che stava tramontando il Sole, ho potuto constatare che non era più sul semiasse posteriore e che mi aveva comunque lasciato in ricordo una borra all'interno del vano. Che carina! Mamma e papà la fanno mangiare bene.



Stavo per andare via quando, fortunatamente, mi è venuto in mente di aprire il cofano e cercare anche lì, visto che non la trovavo da nessuna parte. Come da manuale, eccola infilata in punti inaccessibili. Ho fatto rumore, suonato il clacson, infilato le mani con la torcia per cercare di convincerla ad uscire, ma nulla. Alla fine ho sentito di nuovo il "tlunk", come se fosse uscita, ma niente, non la trovavo.  Dopo aver provato con l'acqua e cercato in ogni dove, finalmente l'ho vista svolazzare in fondo al giardino, andando a rifugiarsi al sicuro su un albero. A quel punto, controllato di nuovo sia il cofano che il semiasse per assicurarmi che non fosse un fratellino, ho finalmente potuto tirare un sospiro di sollievo: alle 21:05.
È stata davvero una giornata assurda e pensavo che una cosa simile non fosse possibile; d'ora in poi, tuttavia, prima di partire con la macchina starò attenta a controllare l'eventuale presenza di gattini... e di civette.

giovedì 26 maggio 2016

Una folle giornata di... pulli.

Vi chiedo scusa, intanto, se dovessi scrivere qualche strafalcione, ma ho un occhio aperto ed uno chiuso dal sonno.
Stamattina sono andata all'università con una collega per andare a parlare con altri "personaggi" per cercare di capirci qualcosa su questa benedetta questione universitaria. Ovviamente è stato un viaggio inutile e una mattinata persa.
Mentre ero in facoltà, mi ha telefonato un'amica, per dirmi che una signora avrebbe portato degli uccellini  (non meglio identificati) al CRAS. Ora... io mi aspettavo i soliti rondoni o qualche passerotto, comunque in un numero massimo di due o tre, mentre invece ci hanno portato 22 pulli di balestruccio in stadio di crescita diversa, che erano stati abbandonati alla mercè dei gatti. Qualche figlio di chi so io deve averne rotto i nidi e averli lasciati lì. Panico totale, perché alcuni sono implumi. Ci siamo organizzati a turno per farli mangiare e fatti il segno della croce.
Mentre ero al centro a far mangiare gli uccellini una telefonata al centro chiede aiuto per due, anche in questo caso non meglio identificati, uccellini. Arrivano al centro un altro balestruccio ed un fringillide di dimensioni ultraridotte.


Di aprire il becco non vuole saperne: vedremo domani mattina. Ora mi lascio cadere fra le braccia di Morfeo, ma prima esprimo il concetto primario per cui ho scritto questo post:

Ricordo che distruggere i nidi di rondini, rondoni e balestrucci (ma anche degli altri uccelli) è un reato a tutti gli effetti!!!

Spero che il concetto sia chiaro. Buona notte.

lunedì 11 gennaio 2016

Il volo di Poiana

Poiana mi osserva dall'alto per assicurarsi che gestisca bene il suo blog. Ha volteggiato a lungo sulla mia macchina ed ovviamente se n'è andata dopo pochi secondi da quando ho acceso il cellulare (come sempre). Sarà timida o semplicemente dispettosa?
La protagonista di questo video vola spesso in quel punto, ma non riesco mai a farle una fotografia o una ripresa decente. Credo anche di aver individuato il suo nido ed ogni tanto vado a farle visita, ma lei, dispettosa, vola sempre via prima che  io riesca ad arrivare. E che baccano che fa con il suo grido.
È un po' di tempo che la vedo da sola; spero che non sia successo niente di male al partner. Quest'estate ho potuto godere della vista delle lezioni di volo al giovane.
Sì, quando sono in azienda controllo che anche loro stiano bene. Ho contato due coppie sicure lì da me ed una è dubbia  (nel senso che non so se è un'altra coppia o una delle due in un territorio più vasto). Purtroppo una è stata abbattuta da qualche bracconiere due anni fa;  ci è arrivata al CRAS ma non abbiamo potuto fare nulla... mi mette tristezza vedere la compagna (o il compagno) volare solitaria. Spero che si decida a trovare un nuovo partner, anche se il sospetto che non sia più da sola ce l'ho. Intanto continuo a monitorarla, soprattutto perché ha il brutto vizio di fare la posta alle mie gallinelle (ci manca solo lei, poi siamo veramente al completo).

Vi lascio questo breve video,  sperando che vi possa trasmettere l'idea di libertà che ho io ogni volta che osservo un rapace in volo. 





venerdì 25 dicembre 2015

A proposito di uccelli: il Cormano

Siccome Ispy, nell'intervista che mi ha fatto, ci ha tenuto a ricordare che "amo gli uccelli (rapaci)", sebbene lo intendesse con un'accezione del termine leggermente diversa da quella che intendo io, e siccome non voglio essere razzista, oggi parlo di una specie totalmente diversa. Non mi dedicherò, quindi, ai soliti Falconiformes, ma bensì ad un volatile appartenente all'ordine Suliformes: il Cormorano. 

Questo simpatico uccello non è un campione di bellezza, sebbene dal mio punto di vista abbia un certo fascino. Sembra quasi un animale preistorico, con il suo lungo collo ad "S" dal tessuto elastico, il becco lungo ed uncinato, le zampe palmate e la larga coda a ventaglio. Il piumaggio è nero, con dei bei riflessi metallici. Le dimensioni sono più o meno quelle di un gabbiano e, come questo, ama molto l'acqua.  
Vive nelle zone costiere, nidificando sulle scogliere o sugli alberi. Tuttavia si può trovare in stormi anche nei laghi d'acqua dolce, dove vi sia abbondanza di prede. Queste ultime sono costituite principalmente da pesci, che il cormorano pesca immergendosi totalmente per giungere anche fino a profondità di 6 metri. Difficilmente quando va sott'acqua l'animale ne fuoriusce a becco vuoto, tanto è vero che alcune popolazioni cinesi li usano proprio per scopi ittici. Applicano un restringimento al collo, tramite una corda, in modo che il pesce catturato non possa essere deglutito completamente e finire nel gozzo e poi lasciano che l'animale faccia il suo lavoro, recuperando la preda semplicemente aprendo il becco dell'animale e talvolta dando un premio al collega pennuto. 




Credo sia inutile dire che, a causa delle grandi doti da pescatore, sia in molti casi visto come un animale nocivo che entra in competizione con l'uomo per le prede. Credo sia altrettanto inutile dire che, vista la scarsità di pesce che abbiamo lasciato nei nostri mari e nei nostri fiumi e laghi, per quanto concerne il mio modesto punto di vista, sono molto più contenta se a papparseli sono i cormorani e l'uomo se la prende in saccoccia. Un po' di STOP alla pesca non ci farebbe male, in fondo. Ricordo anche in questo caso che noi siamo ospiti su questo pianeta, non ne siamo proprietari e che loro si trovavano qui a pescare ben prima di noi. Se avessimo rispetto per la Terra e led sue risorse e non fossimo così consumisti, le risorse basterebbero a soddisfare le esigenze di tutti,  senza alcuna necessità di distruggere altre specie. Impariamo quindi ad avere rispetto per la nostra madre Natura e per chi ha più diritto di noi di trarne i frutti!

Spesso si vedono individui che si crogiolano al sole con le ali aperte, nell'intento di asciugare le piume. 

È fra i pochi uccelli capaci di muovere gli occhi all'interno del bulbo (caratteristica, questa,  che come ricorderete manca nei rapaci).
La maggior parte degli individui migra per recarsi a nidificare in altri paesi, ma alcune popolazioni sono stanziali anche nel nostro Paese. 

Per concludere, vi saluto con il video di un cormorano che ho liberato di recente in un'oasi WWF, dove, il giorno prima,  ne erano stati contati circa 152 esemplari. L'individuo specifico era stato rinvenuto con una piccola frattura del radio, che fortunatamente si è saldata alla perfezione permettendogli di tornare in libertà dopo qualche tempo. Ora è in buona compagnia, in un luogo splendido ed io sono davvero felice per lui. Buona vita, piccolino... anche se mi hai beccato la mano mentre ti mettevo nel trasportino. Per farti perdonare sei rimasto a lungo a farti osservare, prima di spiccare un lungo volo che ti ha permesso di raggiungere i tuoi compagni. Ora so che sei in buona compagnia e che lì non ti disturberà nessuno :)




A voi invece, cari lettori, auguro un felice Natale. 



lunedì 21 dicembre 2015

Fantasma della notte

Guidando di sera, impegnati a non addormentarsi al volante a causa della stanchezza accumulata, siamo totalmente concentrati sulla strada cercando di capire perché la striscia bianca si avvicina e si allontana dalla nostra macchina; a un tratto, però, una figura chiara ci vola davanti catturando la nostra attenzione. Per un attimo il sonno svanisce nel tentare di capire di cosa si tratti, poi torna senza pietà quando non ci pensiamo più.
Quando si è fortunati accade semplicemente questo, quando invece non si è fortunati il sonno passa definitivamente, perché quell'ombra si schianta rovinosamente contro la macchina. Questa è una cosa che capita abbastanza spesso con i barbagianni in quelle aree degradate in cui, persone molto "civili", abbandonano l'immondizia ai lati della strada. Questa, infatti, attira ratti e topi, che a loro volta attirano il rapace notturno, il quale scende in picchiata per afferrare la preda, ma non tiene conto (perché non lo sa) del fatto che un'autovettura potrebbe passare e investirlo esattamente in quel momento. Se poi, in questi casi, è l'animale ad essere fortunato, trova qualcuno di buon cuore che scende dalla macchina, lo prende e lo porta in un CRAS, dove viene curato e se possibile liberato nuovamente, com'è  accaduto a quello nella foto qui sotto.



Incidenti a parte, questo rapace dall'aria stordita e paciosa sa essere uno spietato predatore ed è estremamente affascinante.
Unico rappresentante del genere Tyto, il barbagianni è anche definito “fantasma della notte” o “principe della notte” per il volo elegante e silenzioso ed il manto bianco che caratterizza la parte inferiore del suo corpo.
Insieme all'allocco, è l'unico rapace notturno nostrano ad avere gli occhi totalmente neri. Ha attività prevalentemente notturna, poiché la luce gli dà molto fastidio. Altre caratteristiche che lo accomunano a Strix aluco sono la mancanza di ciuffetti auricolari ed il fatto di essere un super predatore, ovvero di cacciare, uccidere e mangiare anche altri predatori. A questo proposito, bisogna ricordare che tutte le creature viventi fanno parte della catena alimentare, ed anche un lupo o una tigre, cacciatori per eccellenza, possono divenire il pasto di qualche altro animale.
E' un predatore tipico delle zone di campagna e caccia ai margini di aree boscate. Le prede sono costituite principalmente da piccoli roditori, ma in caso di necessità anche uccelli, rane ed insetti non sono disdegnati, infatti può predare anche altri piccoli rapaci, come l'assiolo e la civetta. Tutto il materiale del pasto che non viene digerito (penne, piume, pelo, ossa), viene rigurgitato sotto forma di "borra" o "bolo". Questo materiale è molto importante, tanto che esistono studiosi della materia, perché ogni specie di rapace produce una borra caratteristica, per cui studiandole è possibile identificare quelle presenti in un'area. Nel caso dei rapaci notturni, inoltre, è possibile studiarne il contenuto poiché all'interno dei boli si ritrovano anche le ossa delle prede; da qui si può individuare anche la popolazione di micromammiferi o altri animali dell'area. Con questa metodica è stata scoperta la presenza di specie in aree in cui si credeva fossero assenti o fossero estinte. Purtroppo, non è possibile effettuare quest'ultimo studio attraverso le borre dei rapaci diurni, in quanto gli acidi gastrici riescono a consumare anche le ossa, per cui il contenuto dei boli risulta indistinguibile.
Il Barbagianni caccia utilizzando l'udito, sviluppatissimo, che gli permette di localizzare una preda solo dal rumore che provoca camminando. Per fare ciò, le orecchie, che sono localizzate in maniera asimmetrica sulla testa (una più in alto e rivolta verso il basso e l'altra più in basso e rivolta verso l'alto), vengono coadiuvate dal disco facciale. Voi direte: che c'entra la faccia con l'udito? C'entra eccome, perché, come ho spiegato qui, la particolare forma a cuore del disco facciale del barbagianni, funziona come una parabola, amplificando i suoni e convogliandoli fino alle orecchie.
Ricordo che, quando spiegai questa cosa durante una lezione sui rapaci, ebbi un lapsus e parlai di "cuore a faccia" invece che di "faccia a cuore", sancendo l'inizio di una lunghissima serie di sfottò da parte di un amico che ancora, dopo due anni, quando parlo di questo rapace mi "ricorda" questo piccolo dettaglio. Se non altro non dimenticherà mai più questa caratteristica dell'animale.
Il piumaggio del barbagianni è uno splendore: candido come la neve nella parte inferiore e marroncino chiaro nella parte superiore, è morbido e setoso; presenta infatti una sorta di "velluto" sulle copritrici. Sulle remiganti (penne delle ali) esterne, è presente un "pettine", che ha lo scopo di sferzare l'aria per impedire che si formino sulle ali quei vortici che renderebbero il volo rumoroso. Ciò rende silenziosissimi questi animali e gli strigiformi in generale, cosa importante per l'azione di caccia.


Il verso è costituito da un forte stridio, ma spesso il barbagianni emette un soffio, caratteristico soprattutto dell'atteggiamento terrifico (per un promemoria su cosa sia questo comportamento, andate qui); quando l'animale si sente minacciato e/o vuole intimidire un avversario, comincia a dondolare sugli arti inferiori, abbassando il collo in modo da portare la testa all'altezza delle ali, sollevate e rigonfie sul corpo per apparire più grosso, e comincia a soffiare rumorosamente.
Siccome il rapace nidifica anche in sottotetti di case abbandonate o poco abitate (ad esempio le case estive), in alcuni casi il soffio del barbagianni risulta per le persone estremamente inquietante, tanto da far sorgere leggende su infestazioni di fantasmi in quelle strutture. Per quanto capisca che possa essere un po' cupo sentire stridii e soffi sulla propria testa quando si dorme, avere un nido di barbagianni nel sottotetto è una fortuna per chi tema le incursioni di roditori: l'animale, infatti, è ghiotto di ratti e topi che preda senza remore. Oltre a diminuire la popolazione di roditori presenti nella vostra area in maniera ecosostenibile, quindi, il rapace funziona anche da deterrente per questi animali, poiché, se è vero che i predatori si localizzano laddove vi sono le prede, è altrettanto vero che le prede si allontanano dai luoghi in cui sono presenti le tane dei predatori. Non è quindi meglio sopportare un po' di innocuo rumore, per non rischiare di ritrovarsi i cavi della lavastoviglie rosicchiati?

giovedì 9 luglio 2015

C'è posta per me



Indovinate un po' chi c'era in questo scatolone? Ebbene si: Midnight e Moony sono tornate a casa e con loro c'è anche un amico, che potrei chiamare, non so, Shadow? Comunque, in qualsiasi modo le vogliamo chiamare, oggi le tre piccoline hanno ritrovato la libertà. Tre civettine diverse, ma con la stessa età e storie simili: due sorelline/fratellini (è il caso di ammettere che ho cercato nomi bisex perché non ho idea se siano maschi o femmine) cadute/i dallo stesso nido e rimaste/i in stato di shock a terra ed una che ha seguito uguale sorte, che quando è arrivata al centro stava molto molto male, ma che si è ripresa ed ha trovato due nuovi compagni di viaggio per questa strana avventura. 
Oggi l'ultimo grande spavento della "cattura" e del viaggio e poi di nuovo libere nel cielo notturno, in quello che è il momento più bello del mio lavoro: la reintroduzione in Natura. Tanto lavoro fatto su un animale, tanto impegno, tanto tempo impiegato, tanta preoccupazione e, poi, un solo attimo per vederli andare via e sparire alla vista. A volte alcuni ci "salutano" continuando a volteggiare un po' sopra di noi o annusando un po' intorno prima di correre via e infilarsi nel fitto della vegetazione, ma, nella maggior parte dei casi, basta un semplice attimo, il tempo di scegliere la direzione da prendere e scappare via, il più velocemente possibile, da quegli strani "giganti" che li hanno curati e alimentati, ma che li spaventano tanto; e noi lo sappiamo: loro non capiscono cosa facciamo, non capiscono che li curiamo e spesso artigliano, mordono, beccano, e qualche volta centrano il bersaglio lasciando il segno, il loro ricordo sulla nostra pelle, quella cicatrice che quando la guardi pensi "sto disgraziato!", ma poi sorridi pensando al momento in cui lo hai visto volare/correre/nuotare via, libero, finalmente di nuovo sano e forte.
Anche loro non sono state da meno: una delle tre mi ha artigliata ripetutamente mentre provavo a prenderla ed è volata via come un fulmine quando mio nipote l'ha lanciata verso il cielo. Ora sono volate via separatamente ma tutte nella stessa direzione ed io spero che cantando si ritrovino e che tornino qui, sul tetto della casa, dove sono nate.

Buona fortuna Midnight, Moony e Shadow... vi aspetto :)

giovedì 2 luglio 2015

Mezzanotte stralunata




Ciao a tutti, io sono Moony. Sabato notte la mia sorellina Midnight forse ha sbattuto contro un muro mentre effettuava le prove d'involo ed è rimasta un po' stordita a terra. Degli strani giganti sono usciti da un mostro di metallo e l'hanno presa e portata via. Mamma che paura!!!
Be' stanotte anche io ho avuto le prove di volo e non so bene cosa sia successo, ma sono rimasta a terra, nascosta vicino ad un albero, piuttosto stordita fino a quando un signore non mi ha trovata e mi ha presa e portata da uno dei giganti di sabato. Quel gigante femmina mi ha messa in una scatolina con dei buchi e dopo un po' di tempo ho sentito che ci muovevamo.
È stato un viaggio strano: tanto rumore e poi sono stata sballottolata tutta.
Quando ci siamo fermati, la gigante ha aperto la scatola e mi ha guardata sorridendo e facendo strani versi con la bocca. Chissà cosa mi stava dicendo!
Mentre mi teneva in mano ha preso uno strano oggetto lungo, mi ha aperto il becco e ci ha infilato dentro dei pezzetti di carne usando quella strana cosa lunga e luccicante. Poi ha preso un'altra cosa lunga, sottile e cilindrica, l'ha riempita di un liquido trasparente e mi ha messo nel becco anche quella. Io ero spaventatissima, credevo di venire uccisa con qualche veleno. 
Dopo quelle operazioni, invece, la gigante mi ha messa in una specie di gabbia.
Una poiana mi ha spiegato che quel brutto posto è un CRAS, che quella gigante è quasi una dottoressa e che anche mia sorella è qui, però in una gabbia grande grande fuori, dove è stata messa in attesa di imparare a volare bene ed essere riportata a casa. Poi mi ha detto che, se mangerò da sola, anche io sarò messa insieme a mia sorella e potremo tornare a casa insieme. Lo spero tanto perché, anche se questi giganti sembrano buoni, io ora ho paurissima lontano dalla mia mamma e dal mio papà. Voglio tornare da loro insieme a Midnight! A proposito, ve la presento; che dite, c'è molta somiglianza?








domenica 28 giugno 2015

Tetto, terreno, muro, CRAS....tetto?

Ambarabà cicì e cocò, 
la civetta si schiantò,
contro il muro della casa
per tre volte c'è tornata. 
Manco il sabato in pace sto, 
ambarabà, cicì e cocò.



Ebbene si! È successo un'altra volta. Ieri sera sono andata a ballare, ma prima sono dovuta passare da casa a mare a controllare l'acqua. Quando sono salita, nel buio ho visto una sagoma conosciuta: "una civetta? Ma no, io vedo rapaci ovunque, sarà un sasso". Tuttavia, un sasso solitamente non gira la testa, così mi sono dovuta fidare del mio sguardo che, anche alla sola luce della luna, riesce a individuare un piccolo rapace (lieve nota di orgoglio).
Mi sono avvicinata per capire cosa ci fosse di strano, visto che ero a meno di due metri e la piccoletta non volava e mi sono tolta il maglione perché ho intuito che sarebbe venuta a farsi una gitarella al CRAS, poiché lasciata in quel modo sarebbe diventata preda della prima volpe di passaggio (non me ne vogliano le volpi della mia zona, ma di prede ne hanno tante, comprese le mie galline). Probabilmente era in quello stato di stordimento per un impatto contro la parete, cosa intuibile anche dal fatto che era ai piedi del muro, senza dare nessun segno di allarme dovuto alla mia presenza. La civettina, ad un metro di distanza da me, ha pensato che fosse il caso di volare via, ma siccome era un giovane ai primi voli (lo avevo già intuito ma successivamente ho avuto la conferma), non è riuscita a sollevarsi ed ha preso in pieno il muro della casa. A quel punto non c'era dubbio sul fatto che necessitasse di cure. Mi sono avvicinata di nuovo e... booom! Cambio direzione, seconda botta contro il muro. Alla fine sono riuscita a buttarle addosso il mio maglione e a prenderla.
Fortunatamente le scatole da scarpe non mi mancano, sebbene mi manchi il contenuto, così per ora ha un piccolo alloggio tutto per lei. L'abbiamo chiamata Midnight.
Più tardi la porterò al CRAS, in modo che possa riprendersi dallo stordimento della botta, ed io possa riportarla a casa a mare, dove tornerà nel suo nido, sopra il tetto della mia camera, svegliandomi alle 5 di mattina per mantenere intatta la tradizione di famiglia.
Vi terrò aggiornati sugli sviluppi, ma in linea di massima dovreste leggere un post sulla liberazione da qui a pochi giorni, visto che è solo un po' stordita :)

lunedì 25 maggio 2015

Ma è piccoloooo!!!

Ogni tanto al CRAS giungono dei "pulcini di poiana", che nella maggior parte dei casi sono gheppi adulti o simili. Quando l'altro giorno, quindi, mi hanno consegnato uno scatolone con dentro uno di questi animaletti, credevo si trattasse della solita storia, anche perché non succede spesso che ci portino dei piccoli di rapaci diurni. Il "piii pii pi-piiii piiii" che usciva dalla scatola, però, mi ha insospettita, così ho sbirciato dentro e mi è scappato un "ma è piccoloooooo!!!". Gli occhi a cuoricino di Poiana ed ho tirato fuori dalla scatola un pullo di.... uhm.... un pullo di..... ehm....di...di...di..... boh! Va be' un pullo di accipitridae. 


Mentre quelli di strigiforme sono facilmente identificabili, questi sono praticamente tutti uguali ed anche i libri su pulli e uova non aiutano molto. Dovrebbe essere un "poianotto", ma non ci metto la mano sul fuoco. Comunque la pappa gli piace e mangia come un'aquila. Quando si trovano questi piccolini, bisognerebbe provare a rimetterli nel nido, poiché le probabilità di riuscire a sopravvivere in natura, quando sono cresciuti dall'uomo, sono pochissime, mancando tutte le fasi di insegnamento dei genitori. 
Noi comunque ci proviamo e intanto gli abbiamo creato un ambiente il più confortevole possibile 


giovedì 2 aprile 2015

Ma...e su di me?

Siccome sono rimasta un po' indietro con i post a causa della sessione d'esami, ho cominciato a scrivere un po' di bozze, per non dimenticare gli argomenti da trattare una volta "libera". Ero lì con Poiana (che anche se non è presente in tutti i post, supervisiona sempre il mio lavoro) a fare mente locale sugli argomenti già trattati e quelli da scrivere e, fra una volpe ed un gheppio, una quercia ed una faina, Poiana mi è svolazzata sulle ginocchia rannicchiate per arrivarmi davanti al viso, ha fissato i suoi occhioni marroni nei miei e socchiudendo le ali mi ha chiesto: 
- "ma...ma...e su di me?"
Un attimo di stupore e lo sguardo rimasto fisso su di lei come assopita, per poi riprendermi e rendermi conto che aveva ragione! Abbiamo trattato civette, bianconi, falchi pecchiaioli, ecc... ma non abbiamo mai scritto un post sulle poiane. 
Ma come? Non presentiamo proprio la padrona di casa? Non sia mai! Così eccoci qui; stavolta parliamo di lei... e stavolta devo stare attenta a ciò che scrivo, perché è poggiata sulla mia spalla ad osservare il monitor con molta attenzione, e non sembra intenzionata a scendere fino a quando non avremo finito.





Cominciamo con il dire che "poiana" è il nome comune di un rapace di medie dimensioni (50-55 cm di lunghezza, con un'apertura alare di circa 120-130 cm), appartenente alla famiglia Accipitridae. Questa famiglia è la stessa delle aquile, infatti l'aspetto esteriore di Buteo buteo (nome scientifico) è molto simile a quello delle grandi predatrici.
Le ali sono ampie, ma non molto lunghe in rapporto al corpo; la coda è corta, ma abbastanza larga quando aperta. Tutto ciò le rende delle buone "veleggiatrici", ovvero, in grado di sfruttare al meglio le correnti ascensionali per il volo; questo è lento e con ampi e lunghi volteggi, in cui le ali sono mantenute leggermente a "V". Anche la poiana fa lo "Spirito Santo", come il gheppio. 
Descriverne l'aspetto è alquanto complesso, in quanto la livrea può cambiare moltissimo tra i diversi individui. In linea di massima, molti hanno una caratteristica macchia scura nel centro della nuca. Fra il giovane e l'adulto esistono alcune differenze morfologiche:
Gli adulti hanno generalmente la testa marrone, con una tonalità che può variare molto. Gli individui più chiari possono presentare una macchia bianca sulla gola. Il piumaggio della parte superiore segue il colore della testa. La coda presenta numerose barre sottili ed una larga banda subterminale scura. Il petto può seguire anch'esso il colore del capo, ma gli individui più chiari spesso hanno una striatura biancastra più o meno marcata. Il ventre è chiaro, biancastro, barrato di scuro. Molti soggetti presentano una zona non barrata al limite fra il petto ed il ventre, che ha l'aspetto di una "U". Il piumaggio che ricopre le zampe ("calzoni"), non riveste anche i tarsi ed ha un colore marrone piuttosto variabile. Non c'è dimorfismo sessuale, per cui è difficile distinguere il maschio dalla femmina.
I giovani hanno l'iride chiara e presentano piumaggio simile a quello dell'adulto, ma con una striatura sul petto più chiara. Il sottoala e la coda hanno disegni diversi: il primo ha una banda subterminale più sottile e meno netta di quella dell'adulto e la seconda ha molte barre scure della stessa larghezza (generalmente maggiore di quella degli adulti), con quella subterminale che può essere appena più larga.




Tornando un attimo sul discorso delle zampe, i tarsi "piumati" o meno, sono una delle caratteristiche che distingue le "vere" aquile da quelle che di tale hanno solo il nome comune. Ricordo la prima volta che vidi un'Aquila minore (Aquila pennata, ex Hieraaetus pennatus); le dimensioni e l'aspetto sono molto simili a quelli di una poiana comune, ma il morfismo chiaro ha un colore nettamente diverso. Così, nel meglio della mia ignoranza ed ingenuità, chiamai l'esperto faunistico dicendogli che era arrivata una "strana e bellissima poiana, molto molto chiara" (ahi!!! Con questo non voglio dire che le poiane siano meno belle, ci mancherebbe altro...). Senza pensarci troppo lui mi chiese se questa "poiana" fosse molto armata ed avesse i tarsi piumati, cosa che io, ovviamente, mi ero guardata bene dal controllare. Scoprii allora che non tutte le aquile hanno due metri di apertura alare :D (Poiana si sta sbellicando dalle risate, ma non è che "si nasce imparati", come si suol dire; ora non le confondo più!).
Torniamo alla nostra, Buteo buteo:
Essa è un rapace cosmopolita che si ritrova un po' in tutti gli ambienti ed in Italia è molto diffusa.
Ha un'alimentazione piuttosto varia, che spazia fra piccoli mammiferi, uccelli, insetti, rettili, anfibi, invertebrati e, se occorre, soprattutto nel periodo invernale, non disdegna nemmeno le carogne. L'uccisione della preda avviene a terra, solitamente dopo l'avvistamento da un posatoio alto, ma la caccia può avvenire anche volteggiando o tramite il volo a Spirito Santo. A volte si può vedere camminare a terra, alla ricerca di insetti e non di rado si trova posata, perfettamente a suo agio (pigrona!).
Le poiane formano coppie stabili, in cui entrambi i partner provvedono alla costruzione del nido di rami, normalmente sugli alberi, ma a volte anche su sporgenze e picchi rocciosi; l'ambiente cambia a seconda del territorio in cui vivono.
Nella stagione della riproduzione, è possibile ammirare i bellissimi voli nuziali, che comprendono voli alti sopra il proprio territorio, in circolo, a volo battuto o a festoni (ondulazioni della traiettoria di volo con ripetute risalite e picchiate). In questo periodo le poiane sono particolarmente vocifere.
Dopo l'accoppiamento è soprattutto la madre che si occupa della cova, mentre il maschio si occupa maggiormente della caccia per entrambi. Alla nascita dei pulcini e per circa tre settimane, la madre non si allontana mai dal nido ed il papà provvede al cibo per tutta la famiglia. In seguito la caccia è ripresa da entrambi i genitori, fino a quando i giovani non sono in grado di cominciare a volare ed apprendere le tecniche di predazione insegnategli dagli adulti (e le lezioni sono molto belle da vedere, come mi è potuto capitare di osservare in occasione del post "Lezioni di volo"). Una volta pronti, i giovani abbandonano il nido per andare alla ricerca di un nuovo territorio da occupare, cosa che richiederà ancora il tempo necessario perché essi imparino a difenderlo.





Ebbene, abbiamo finito e risolto l'imperdonabile svista e Poiana è abbastanza soddisfatta. Questa volta ci siamo addentrate un pochino di più nelle caratteristiche della specie, ma ci sta, visto che stiamo parlando della "titolare del blog", non credete? :)


Liberazione di una poiana: "preparazione al lancio" (con Sole in faccia)



giovedì 20 novembre 2014

Piccolo si, ma con stile!

Vi è mai capitato di camminare in campagna o in una pineta di sera? Queste passeggiate possono essere accompagnate da un suono corto e ripetuto, simile ad un "chiù", che può prolungarsi anche per qualche ora. Per chi lo avesse già ascoltato almeno una volta, questo verso è inconfondibile: si tratta di un assiolo (Otus scops) un piccolo (moooolto piccolo) rappresentante della famiglia di rapaci notturni Strigidae.



Questo animaletto risulta simile ad un gufo in miniatura (avete presente il gufetto che viene ceduto da Sirius Black a Ron alla fine del quarto libro di Harry Potter? Ecco, quello è un assiolo), con la livrea del piumaggio rassomigliante alla corteccia di un pino e dalle abitudini di predatore notturno. È appena più piccolo di una civetta e poco più grande di una civetta nana, ma il carattere è deciso: quando incontra un avversario, l'assiolo gonfia il piumaggio per apparire più grande, soffia e/o schiocca rumorosamente il becco. È quell'atteggiamento terrifico che gli dà l'aspetto da "piumino per la polvere" di cui ho parlato nel post "Quando gli animali ci fanno paura", ricordate? I suoi attacchi non sono particolarmente dolorosi per un essere umano, ma è comunque meglio lasciarlo in pace o, nel caso in cui sia necessario prenderlo, maneggiarlo con cura per non fargli male e non stressarlo.
Assiolo: notare le dimensioni
rispetto alla mano
Nel caso in cui ritenga che il nemico sia troppo grosso per le sue capacità o si tratti di un possibile predatore (come la sottoscritta), il piccolo rapace può anche decidere di diventare "invisibile" stiracchiando e ruotando il corpo per diventare il più sottile possibile e socchiudendo gli occhi per nasconderne il colore giallo, che risalterebbe eccessivamente rispetto alla corteccia sulla quale stia tentando di mimetizzarsi. Questa postura può essere mantenuta per lungo tempo ed abbandonata solo nel caso in cui il pericolo sia eccessivamente vicino; in questo caso il piccolo rapace spicca il volo per atterrare a distanza di sicurezza e riassumere immediatamente la postura mimetica.
Vive in ambienti aperti, ma ha una vasta gamma di habitat differenti, come uliveti, boschi, campagne, pinete, e qualche volta si trova anche nei cimiteri o in prossimità delle abitazioni. L'alimentazione è prevalentemente insettivora (cicale, cavallette, lombrichi, ecc.) e solitamente caccia da solo, non predando in volo.
L'assiolo è un animale solitario, che raramente forma piccoli gruppi; è anche monogamo, per cui, una volta scelto un partner, questo è per la vita ed anche in caso di precoce perdita del compagno, sembra che solo di rado avvenga un nuovo accoppiamento (eeeeh, quante cose dovremmo imparare noi umani :)) ). Dopo la schiusa delle uova, i pulli vengono allevati da entrambi i genitori ed una volta involati, rimangono con gli adulti ancora per una ventina di giorni, prima di abbandonare il nido per andare alla ricerca di un territorio da occupare.

Purtroppo non riesco a trovare molte delle fotografie che avevo, per cui vi allego solo quelle sopra ed il link di un'immagine che rende molto bene l'idea della sua capacità di mimetismo; anzi, più di una: 1, 2 e 3 :)

venerdì 3 ottobre 2014

Un pescatore alato

Oggi ripensavo alla Festa delle Oasi WWF di quest'anno, in cui abbiamo passato diverso tempo ad ammirare con i binocoli un Falco pescatore poggiato su un pezzo di legno in mezzo al lago, in fase di riposo dopo un spuntino a base di pesce. Questa specie non è particolarmente comune dalle nostre parti, quindi è stato davvero bellissimo poterlo osservare, anche se, per me che ero senza l'ausilio di un ottimo strumento ottico, è stato più che altro bello da immaginare. Questi sono i momenti in cui sento la mancanza degli amici ornitologi e, soprattutto, della loro attrezzatura ;)
Conosciamo meglio questo grosso accipitride, sfruttando un pezzetto della tesina che preparai per l'esame di etologia all'università; le fonti, purtroppo, non me le ricordo con precisione, ma il 90% era Danilo Mainardi.

Il Falco Pescatore è l’unico rappresentante della famiglia Pandionidae. È un rapace con ali e zampe lunghe che di solito si trova in prossimità dell’acqua, dalla quale si allontana unicamente durante il periodo della migrazione. I sessi sono simili nel piumaggio, ma le femmine mediamente sono un po’ più grandi del maschio.
Come si evince dal nome comune, è un pescatore eccezionale: cattura la preda con le zampe protese in avanti al termine di una picchiata, di solito effettuata dopo lo "Spirito Santo" (ho spiegato di cosa si tratta in questo post) o, a volte, anche dopo una planata. Generalmente entra interamente nell'acqua, dalla cui superficie è in grado di ripartire  direttamente in volo.
Trasporta il pesce catturato sempre con la testa in avanti. Ha delle spicole sulle zampe, che gli permettono di afferrare e non lasciarsi sfuggire anche i pesci più viscidi; allo stesso scopo, gli artigli sono estremamente lunghi e ricurvi e si vanno a conficcare nel corpo del pesce; questa, tuttavia, è un'arma a doppio taglio, perchè se da un lato permette all'animale di tenere ben salda la preda, dall'altro, se il falco cattura un pesce troppo grosso e pesante, non riesce a lasciarlo e finisce con l’annegare. Le narici non sono tonde, come quelle di molti altri rapaci, ma sono fessuriformi e l'animale può "tapparle" quando si immerge nell'acqua, per evitare che questa penetri al loro interno.
Benché si nutra quasi esclusivamente di pesce, nella dieta sono presenti anche altre prede come uccelli, testuggini e piccoli mammiferi.
A volte gli adulti scendono in picchiata e passano le zampe sulla superficie dell’acqua, pratica che sembra occorrere a rinfrescare o pulire le zampe.
I voli di corteggiamento del maschio consistono in una serie di picchiate e di risalite, di solito effettuate portando un pesce e chiamando costantemente la femmina. Nidifica sulla cima di alberi morti., ma con l’intervento sempre più massiccio dell’uomo, l’espandersi delle città e delle strade e la distruzione dei tronchi su cui questi animali costruiscono il nido, i Falchi Pescatori sono costretti ad adattarsi, nidificando su strutture artificiali come tralicci elettrici, fari galleggianti e banchine di legno.
Gli adulti difendono strenuamente il loro nido, ma solo raramente attaccano l’uomo.

Non essendo un rapace molto comune dalle nostre parti, non ho fotografie che lo rappresentino, ma ho trovato un bellissimo servizio e qualche informazione in più, su questo sito della LIPU. Buona visione e a presto :)

mercoledì 1 ottobre 2014

L'aquila dei serpenti

Oggi torno a parlare di rapaci e più nello specifico di un mio parente, un accipitride come me; lo so che i mammiferi sono più interessanti e "pucciosi", ma io sono di parte e mi dedico a ciò che conosco meglio.
Allora, "l'uccellino" di cui vorrei scrivere è un grosso animale diurno che può raggiungere i 2,3 kg di peso e i 188 cm di apertura alare; un canarino, insomma...


Alcuni lo chiamano "aquila dei serpenti", perché, per la gioia degli ofidiofobici, è proprio specializzato nella caccia a questi animali. Ok, ok, taglio corto: si chiama Biancone o, come lo chiamano gli inglesi, Short-toed snake eagle. Pare che gli anglosassoni siano stati più precisi di noi nello scegliere il nome da attribuire a questo animale: mentre, infatti, il nome italiano si riferisce al fatto che il piumaggio sottostante di questo animale è, appunto, bianco, quello inglese descrive molto bene alcune delle sue caratteristiche, ovvero le corte dita delle zampe e l'abitudine alimentare.



Il Biancone è un grosso rapace appartenente alla famiglia Accipitridae, che non presenta dimorfismo sessuale fra il maschio e la femmina; la seconda dovrebbe essere leggermente più grande, ma non sempre le dimensioni sono indicative. 
Ama le regioni calde, aperte e ricoperte di arbusti come le steppe, le savane, i deserti e le foreste. Migra dall'Africa in altre zone così da poter trovare le sue prede e non dover entrare in competizione con altri animali africani specializzati come lui, primo fra tutti il Serpentario o Segretario; questo grosso rapace, abile corridore dall'aspetto misto fra un rapace ed un trampoliere, è un grande cacciatore di serpenti, dei quali evita i morsi confondendoli con le ali aperte. I suoi nomi derivano appunto dall'abitudine di cacciare i serpenti (Serpentario) o dalle penne che presenta sulla testa, ricordando i segretari di un tempo che poggiavano sull'orecchio i loro attrezzi da scrittura (Segretario).


Entrare in competizione per l'alimento non conviene a nessuno dei due, così il Biancone preferisce spostarsi in altri climi, dove la concorrenza sia minore. In qualità di  uccello migratore si sposta tra agosto e ottobre con prestazioni giornaliere che possono arrivare fino ai 100 km, principalmente passando per Gibilterra nelle regioni a sud del Sahara. Il periodo del ritorno è quello primaverile, verificandosi verso il mese di marzo. Come già detto, anche la nostra "aquila dei serpenti" è specializzata, appunto, nella caccia a questi rettili; sbattendo le ali circonda la vittima, così da non lasciarle alcuna possibilità di mordere. Come specificato dal nome anglosassone e come ho anticipato sopra, le dita delle zampe sono piuttosto corte, perché adattate al tipo di dieta; dita più lunghe, infatti, renderebbero più difficile per l'animale bloccare a terra la preda, che potrebbe così facilmente divincolarsi e fuggire o attaccare nuovamente.
Il fatto che un animale sia specializzato non vuol dire, fortunatamente, che mangi solo quella specie, infatti nel caso in cui il Biancone non trovi serpenti non muore di fame, ma si adatta a cibarsi di altre prede; questa è una fortuna per quando ne arrivano al Centro Recupero; tuttavia, un'alimentazione modificata va bene per il periodo di degenza o per i lungodegenti, ma quando l'animale va liberato, come si fa? Molto semplice: l'estate scorsa mi è squillato il cellulare e quando ho risposto una voce conosciuta mi ha detto "Ciao! E' arrivato un Biancone con un'ala fratturata; dovrebbe riprendersi e riuscire a volare, quindi si potrà liberare. Non è che hai in programma qualche gita sulle strade che conosci tu?". E certo! C'è la poianuccia paziente, che durante il periodo estivo si batte palmo a palmo le stradine di campagna alla ricerca dei serpenti morti investiti (come il biacco sfortunato di quest'estate, ve lo ricordate?); se li trovo, sono morti da poco ed in condizioni accettabili li prendo, li porto al centro e li congeliamo nell'attesa che possano servire (ovviamente li conserviamo solo per un tempo limitato). Nemmeno ad essermi organizzata appositamente, stavo salendo al centro con l'idea di percorrere quella strada di campagna, che mi piace molto perchè spesso incrocio animali di tutti i tipi, e ne trovai uno che doveva essere stato investito la mattina stessa; il Biancone ricoverato fortunatamente lo gradì molto.
Secondo uno studio francese, sembra che il biancone prediliga la caccia ai biacchi di peso preferibilmente vicino ai 100 g e lunghezza di circa 1 metro; questa scelta sarebbe dovuta al fatto che tali dimensioni andrebbero a compensare perfettamente il bilancio fra l'energia assunta con il cibo e quella utilizzata per la predazione. Non chiedetemi come faccia a stabilire le dimensioni e come abbiano fatto i francesi ad effettuare lo studio, perché non ne ho la minima idea; forse lo avranno chiesto ai diretti interessati con un sondaggio, non so :))  Noi fidiamoci di loro e del loro impegno....


lunedì 22 settembre 2014

Accipitridae Vs Falconidae

Rieccomi, anzi, rieccoci qui, perché c'è una piccola novità. Leggendo un post di presentazione di un altro blog, mi sono resa conto che, ehm...be'...mi sono dimenticata di presentarmi quando ho cominciato il mio. Iniziare così spedita mi è sembrato maleducato, così ho cercato di rimediare, aggiungendo una piccola introduzione sul mio primo post. Mentre scrivevo, però, ho deciso che, siccome scrivo a suo nome, è giusto dare spazio anche a lei, che mi guarda sempre dall'alto e mi dà consigli: Poiana o Buteo buteo, quindi è possibile che ogni tanto, su qualche post, salti fuori anche lei a romp....a dire la sua.
Intanto oggi si è arrabbiata molto, perché qualcuno ha confuso una sua parente con un Falco ("SIAMO INFINITAMENTE PIU' BELLE, NOI!"). E allora diamo una spiegazione su come riconoscere un membro della sua famiglia, da uno della famiglia dei falchi.

Buona lettura ragazzi, ed abbiate pazienza...vado molto ad umore e cambio spesso stile :P


L'idea è nata da una foto vista su internet: vi era immortalata una bella poiana, ma la didascalia recitava "Avvistato Falco pellegrino [...]". Ho ingrandito l'immagine per esaminarla, ma di questo falcone non c'era nemmeno l'ombra, per cui ho immaginato che ci fosse stata una svista del fotografo. Poiana si è arrabbiata molto per essere stata confusa con un Falco ed ha cominciato a svolazzare in giro gridando a gran voce e trapanandomi un timpano; per questo motivo mi sono decisa a scrivere un post in cui spiego quali sono le differenze fra i rapaci della famiglia Accipitridae (Poiane, Aquile, Falchi di palude, Falchi Pecchiaioli, Nibbi, ecc.) e quelli appartenenti alla famiglia Falconidae (Falco pellegrino, Falco lodolaio, Gheppio, ecc.). 

Cominciamo subito con il dire che anche se il nome comune comincia con il termine "Falco", ciò non vuole necessariamente dire che l'animale sia davvero tale (un po' come il discorso delle Aquile, in cui si distinguono quelle vere - Aquila reale, Aquila minore, Aquila anatraia minore/maggiore, ecc. - da quelle false - Aquila urlatrice, Aquila americana, Aquila di mare, ecc.). Una prova certa ce la dà il nome scientifico, ovvero una nomenclatura universale, in greco e/o latino, che indica il genere e la specie di un animale e si riferisce unicamente a quello (es: il Falco pellegrino - Falco peregrinus - è un vero falco, mentre il Falco pecchiaiolo - Pernis apivorus - non lo è). Siccome, però, solitamente un rapace non ha scritto in fronte il nome scientifico, come facciamo a riconoscerlo quando lo vediamo dal vivo o in fotografia?
Io li riconosco semplicemente tenendo a mente delle piccole nozioni: 
  • gli accipitridi hanno le ali "digitate" e ciò vuol dire che le penne remiganti (quelle principali dell'ala) hanno una disposizione tale da somigliare alle dita di una mano, cosa che si nota bene quando queste sono aperte; allo stesso tempo, gli occhi possono essere di diversi colori, dal marrone al rosso, continuando con il giallo ed il grigio; le zampe hanno una mobilità maggiore, che permette a questi animali di "scalciare" liberamente in avanti (occhio alle mani, quindi);
    Accipitridi in volo
    Si ringrazia per la foto l'ornitologo Domenico Bevacqua.
  • i falconidi presentano ali "a falce", come indica lo stesso nome, per cui anche quando sono aperte, le remiganti convergono tutte nella stessa direzione, terminando quasi a punta; gli occhi dei falchi sono sempre neri e sulla lamina superiore del becco è presente una piccola protuberanza, detta "dente del becco", che ha lo scopo di recidere la vertebra cervicale delle prede.
Falco in volo
Si ringrazia per la foto l'ornitologo Domenico Bevacqua


Di conseguenza, è piuttosto facile riconoscere un falco da un accipitride, anche se appartengono a specie che non si sono mai viste: basta guardare il profilo e non si sbaglia mai. Altra storia, ovviamente, è capire di quale si tratti :)

lunedì 14 luglio 2014

Lezioni di volo

Cosa vi verrebbe in mente vedendo tre uccelli che volano uno a fianco all'altro? Per quanto mi riguarda, l'unica cosa a cui mi fanno pensare in questo periodo tre poiane che volano insieme in modo molto vocifero, riguarda due genitori che insegnano al figlio come meglio affrontare il vento e come calibrare il volo.



Ecco cosa ho visto affacciandomi casualmente alla finestra e vedendo uno dei bei rapaci planare verso gli altri due. Di solito si allontanano, ma da dentro casa non hanno notato la mia presenza ed hanno continuato tranquilli la loro attività, permettendomi di gustarli e riprenderli.






Scendono, risalgono, planano, si guardano, si chiamano... poi una si allontana e ne perdo la visuale, forse è andata più giù, dove non riesco a vederla. Un'altra, forse la più giovane, è scesa ad ali aperte per poggiarsi su un muro a riposare, ma evidentemente l'altra non ha gradito questa pausa e ben presto l'ha spronata a riprendere il volo. E rieccole in aria, circondate dai gruccioni e sempre chiamandosi; ecco, uno dei due accipitridi è volato vicino all'altro, quasi a toccarlo, ma subito questo si è voltato e di nuovo hanno continuato a volare insieme.


Alla fine, uno si è posato su un palo, continuando a chiamare l'altro, sceso in basso nel vallo, dove non mi è possibile vederlo. 
Una delle poiane ha continuato a volare, maestosa, sfruttando il vento per salire più in alto;  poi si è spostata dove non posso più vederla, ma riesco ancora a sentirla.




Ora le civette sono irrequiete; forse i gridi degli accipitridi le hanno disturbate e corrono da una parte all'altra sul tetto, mentre i piccoli chiamano e gli adulti gli rispondono. Chissà, forse mentre i grandi rapaci diurni trasmettono al giovane la loro esperienza, i piccoli strigidi rassicurano i loro pulli, dicendogli che non c'è nulla da temere, che le poiane non stanno cercando loro e che, ben presto, toccheranno anche a loro queste... lezioni di volo.


sabato 5 luglio 2014

Silenzio dalla grondaia

- "C'è uno strano silenzio quest'anno!" Tendo l'orecchio al canto dei grilli e al suono del vento; in lontananza fanno eco l'assiolo con il suo richiamo ed il rumore del mare e delle macchine. 
- "Nulla, non si sentono! Sarà successo qualcosa?!"
Quello che cercavo di sentire era il rumore di passetti nella grondaia o un canto acuto in risposta dei flebili trilli dei pulli, ma non si sente nulla (a parte il cane, che russa come una segheria).
Forse è ancora presto, vale la pena tenere sotto osservazione il tetto e continuare ad ascoltare anche nei prossimi giorni; ma in questo periodo di solito sono già vocifere ed attive, notte e giorno. 
- "Forse i corvidi le hanno disturbate e si sono spostate o forse un predatore, chissà..."
Fino a qualche giorno fa ero rassegnata: quest'anno, per la prima volta dopo cinque anni, per chissà quale motivo, la "mia" coppia di civette non ha nidificato sopra il tetto.

http://www.ornitologiaveneziana.eu/guida/civetta/civetta0666_.jpg


Quattro anni fa, un giovane si fece trovare sul davanzale della mia finestra quando aprii la tenda; ci fu uno scambio di sguardi perplessi, poi volò via, o, per meglio dire, planò nel giardino; stava imparando a volare. Per sua sfortuna fu visto dal cane e, per sua fortuna, io fui più veloce a prenderlo di quanto Otto lo fu a mangiarlo. In compenso gli frenò sopra stordendolo e dovetti portarlo al C.R.A.S. Una settimana dopo era di nuovo libero nel giardino di casa, ma questa volta in grado di volare e sfuggire ai cani. 

Qualche mese dopo ci fu un lungo momento di osservazione fra mia madre ed un adulto che se ne stava appollaiato sul davanzale della finestra del bagno. Entrambi rimasero fermi a studiarsi fino a quando, mia madre, non decise che le 5 di mattina non sono un orario consono per fare conoscenza con una civetta (alla cui specie ho dedicato un post).

L'anno successivo i miei mi chiamarono perché notarono che il cane stava puntando qualcosa (un altro pullo ai primi voli), che era uscito dal giardino nascondendosi nell'erba alta. Non riuscii a trovarlo nemmeno con i cani, in compenso dal punto in cui doveva essere l'animaletto, volò uno sparviere, così capii che non serviva più cercare. Anche questo fa parte della natura. 

Inevitabilmente, la mattina fra le 5.00 e le 6.00 venivo svegliata dai richiami delle civette, che chiacchieravano una da un albero del giardino e l'altra, presumo, dal tetto. Mi fermavo un po' ad osservarle poi tornavo a dormire. Durante il giorno, quando le sentivo vocifere, mi sporgevo quatta quatta da dietro un muro, per vedere il nido dal quale sbucavano le testoline dei giovani, pronti a nascondersi appena mi vedevano. Con un po' di pazienza si vedevano i genitori fare avanti e indietro dal nido, arrivando e partendo con forti richiami. 
Quest'anno, tuttavia, nulla! Silenzio assoluto dalla grondaia.

Due giorni fa, mentre studiavo, ho improvvisamente cominciato a sentire "zampettare" all'interno della canaletta e, tendendo l'orecchio, ho sentito un leggero trillo che ho ben riconosciuto. Un sorriso mi si è allungato sul viso, ma sul tetto continuava a non vedersi nulla. 
La sera ho sentito mio nipote chiamare:
- "Nonno, nonnooooo! Vieni a vedere. Lì sull'angolo del tetto, guarda, guarda! Fra poco arriva!!!"
Il mio nipotino era riuscito a vederle. Le "nostre" civette erano tornate sul tetto e mamma e papà erano indaffaratissimi a cercare il cibo per i loro piccoli.
Forse a causa del mal tempo hanno ritardato o sono rimaste ben nascoste, chissà.... di certo hanno ricominciato le loro conversazioni notturne sul tetto, almeno a giudicare dalle battutine che mi hanno fatto oggi mio padre e mia madre:
- "Stamattina alle 6.00 gli amici tuoi chiacchieravano in giardino"
- "E tu lascia che chiacchierino. Mangiano i topolini!"

Da stanotte ricomincerò a dormire con la finestra aperta (anche se qui la sera fa freddino), ma soprattutto, ricomincerò a prestare attenzione alla ferma di Otto, per arrivare ad afferrare eventuali pulli scesi dal nido ma incapaci di volare, prima della sua bocca e degli artigli dello Sparviere....

venerdì 4 luglio 2014

La "Ferrari" dell'aria

Un puntino si libra alto nel cielo, poi ad un tratto richiude le ali e si butta giù in picchiata, come un missile; ha individuato uno stormo di colombacci e ci si scaglia dentro a 200... 210... 230... 300... la velocità aumenta a dismisura, poi l'uccello rallenta, vira e sale di quota per lanciarsi in un nuovo attacco. I colombi selvatici si difendono stando in gruppo e lui lo sa bene; si scaglia sullo stormo fino a quando uno degli sfortunati, spaventato e disorientato, non si stacca dagli altri e quella è la sua fine! Sul mal capitato, il rapace, scaglia il suo vero attacco, piombandogli addosso come un proiettile di penne e piume che lo uccide sul colpo. In seguito la spiumata ed il premio del cacciatore: il pasto!



È così che immagino la caccia del Falco pellegrino, il rapace più veloce al mondo nel volo in picchiata. Esso raggiunge l'incredibile velocità di 380 km/h; qualcuno pensa che possa anche superarla. Per il momento, a battere il nostro "proiettile", c'è un uccello un po' diverso, la Fregata, che scende in picchiata fino a 400 km/h. Come faccia l'uccello marino, non lo so sinceramente, ma so che anche il Pellegrino è stato selezionato per arrivare a questi numeri e per farlo, la Natura che non sbaglia mai, lo ha fornito di una serie di adattamenti: i suoi occhi sono protetti dalla membrana nittitante (o terza palpebra) trasparente, che l'animale richiude come schermo dall'aria e dal pulviscolo atmosferico, mentre il disseccamento di questi organi è evitato dalla lacrimazione densa; all'interno delle narici, invece, sono presenti dei tubercoli, che hanno la funzione di smorzare la velocità d'ingresso dell'aria, evitando che l'animale soffochi.
Madre Natura è grande e pensa proprio a tutto: siccome il rapace nidifica sulle pareti rocciose, lo ha provvisto di una livrea color ardesia, che gli permette di mimetizzarsi sulle rocce (anche se a vederlo non sembrerebbe); i giovani sono di colore rossiccio scuro. Il maschio e la femmina adulti si distinguono facilmente a causa delle dimensioni molto minori (fino ad un terzo) del primo rispetto alla seconda; nei rapaci, infatti, la femmina solitamente è più grande del maschio, anche se in alcune specie, come la Poiana, questa differenza non è significativa, né sempre presente.
Come detto, il nido viene costruito sulle pareti rocciose, ma scegliendo dei punti che possano essere raggiunti solo e soltanto da coloro che Dio (in qualsiasi modo vogliamo chiamarlo) ha voluto fornire di ali.
Il Falco Pellegrino è monogamo e la coppia resta insieme tutta la vita. Entrambi si occupano della prole e quando i giovani sono abbastanza grandi per imparare a volare, i genitori gli impartiscono delle vere e proprie lezioni, insegnandogli poi a cacciare liberando una preda in volo ed invitando i figli all'azione (Danilo Mainardi docet).



P.S. Scusate la mancanza di fotografie, ma stranamente non me ne ritrovo. Rimedio con questi due bei video trovati su YouTube

mercoledì 25 giugno 2014

"U cristareju": il falco che fa lo "Spirito Santo"

Può capitare durante le passeggiate in campagna o in periferia, di sentire un forte "ki-ki-ki-kiii" ed essere portati ad alzare lo sguardo; in questi casi si possono vedere dei piccoli rapaci volare fra loro o mentre scacciano nervosamente e ferocemente dal loro territorio una poiana, dei corvidi o qualche altro uccello poco gradito. Nel 99,9% dei casi si tratta di Gheppi, dei piccoli predatori della famiglia Falconidae molto diffusi e molto territoriali (dalle mie parti si definirebbe "picculu e malacupatu").
In questa specie si distingue il maschio adulto dalla femmina soprattutto perché, come caratteristiche principali, ha una livrea color mattone con gocciolature nere sul dorso e la testa grigia, con guance e gola bianche, mentre il piumaggio della femmina è marroncino e non presenta la testa grigia; il giovane ha il piumaggio molto simile a quello della femmina.
È possibile vederlo sia in campagna che in ambiente cittadino, dove nidifica anche nelle intercapedini dei palazzi; a seconda dell'habitat in cui si trova, questo animale cambia il tipo di prede, che comunque comprendono topolini, piccoli uccelli e grandi insetti.
Il Gheppio è specializzato nella caccia a topi
e piccoli roditori che identifica tramite una sua particolare capacità: i raggi solari, quando colpiscono l'urina del topo provocano delle radiazioni ultraviolette, che il rapace è in grado di vedere e, seguendole giungere fino alla sua preda (poi deve essere abbastanza bravo da prenderla, e quello è un altro discorso). Una volta catturato il piccolo mammifero, il predatore lo porta rapidamente a morte andando a recidere le sue vertebre cervicali tramite "il dente del becco", ovvero una piccola protuberanza sulla lamina superiore di questa parte anatomica.
Un'altra caratteristica di questa specie, ma non solo, è quella di librarsi in aria sfruttando le correnti ascensionali per restare fermo in volo, avendo il minor dispendio energetico possibile; in questo modo, gli uccelli possono osservare dall'alto il loro territorio, senza affaticarsi eccessivamente e spostandosi in base alle necessità. Proprio per questa sua abitudine a veleggiare, questo piccolo rapace, si è guadagnato al Sud il nome dialettale di "Cristareddu" o "Cristareju", per il fatto che questo particolare tipo di volo viene definito a"Spirito Santo".
A parte il quantitativo esagerato di beccate che mi hanno dato gli esemplari di questa specie, ho potuto notare la sua aggressività verso le Poiane (che comunque sono un po' "grosse e frescone", come si suol dire), ma soprattutto contro le taccole, che normalmente attaccano in gruppo i grossi rapaci, ma che ho potuto vedere messe in fuga da una femmina di Gheppio particolarmente aggressiva, la quale evidentemente non gradiva la presenza di questi 3 corvidi nel suo territorio.

N.B. Le foto di questo post sono state prese (e tagliate) dal sito del C.R.A.S. Siccome non ricordo quali siano le mie e quali quelle degli altri, mi sembra giusto dirlo.
Alla prossima :)

venerdì 30 maggio 2014

Il fantastico mondo dei rapaci notturni

Vi siete mai chiesti perchè gli strigiformi ruotano quasi completamente la testa? E come facciano a vedere di notte anche solo con la luce della Luna? O come trovino le loro prede anche nell'oscurità delle notti di novilunio?
Due giovani allocchi, in attesa di essere liberati.
L'iride nero è caratteristico di quelle specie che hanno
attività prettamente notturna e che mal sopportano la luce.
E' presto detto: ci riescono perchè la loro anatomia e fisiologia lo permettono! Immagino che non fosse necessario che ve lo dicessi io, ma oltre a fare il "Capitan Ovvio" della situazione, adesso avrei anche intenzione di spiegare in che modo lo fanno.

Iniziamo dicendo cosa sono gli strigiformi; ebbene, essi costituiscono un ordine di uccelli da preda (gufi, civette, allocchi, barbagianni, assioli, ecc.), con abitudini prevalentemente notturne che, proprio per questo motivo, hanno i sensi della vista e dell'udito estremamente sviluppati. Hanno avuto un'evoluzione distinta e separata dai rapaci diurni e le somiglianze con questi sono più che altro dovute ad un uguale adattamento all'attività predatoria.
Cacciano prevalentemente roditori ed uccelli, in alcuni casi anche gli anfibi e, addirittura, vi sono specie che mangiano pesce. Le prede vengono localizzate sfruttando gli organi di senso più sviluppati.
Per quanto riguarda la vista, questa è favorita dalle grandi dimensioni degli occhi; diciamo che se l'uomo dovesse avere le stesse proporzioni occhio-testa dei rapaci notturni, i nostri organi visivi avrebbero le dimensioni di un'arancia. I bulbi oculari degli strigiformi sono fissi all'interno delle orbite, ovvero non si muovono, e questa immobilità è compensata dagli ampi movimenti della testa, che gli permettono rotazioni di anche 270°.
Gufo di palude si guarda alle spalle.
L'iride giallo è caratteristico di specie che hanno attività
diurno-crepuscolare, senza subire fastidi dalla luce diurna.
All'interno dell'occhio degli animali si trovano diverse strutture, fra cui una regione centrale della retina che permette la massima sensibilità visiva (fovea), all'interno della quale c'è la massima concentrazione di recettori per le forme ed i colori (coni) mentre all'esterno della stessa si trovano i recettori per la luce (bastoncelli). Negli occhi dei rapaci notturni troviamo un'altissima densità di bastoncelli e scarsità di coni; ciò fa si che questi animali possano amplificare la poca luce a disposizione durante le ore notturne, ma che non abbiano una visione molto precisa dell'ambiente circostante. In mancanza di luce essi non vedono.
Ma se non riescono a vedere al buio, allora come cacciano?
Utilizzano il loro straordinario udito! I rapaci notturni, infatti, presentano una capacità uditiva eccezionale, amplificata dalla conformazione anatomica della loro testa; il disco facciale ha una particolare forma che gli consente di funzionare da parabola, convogliando i suoni alle orecchie. In alcune specie, come il barbagianni e l'allocco, queste sono asimmetriche, così da captare ancora meglio i rumori e permettere di individuarne la provenienza esatta. Lo sviluppatissimo udito di questi animali, gli permette di trovare, anche in totale assenza di luce, la precisa collocazione di una preda, stia essa camminando su delle foglie secche o nascosta sotto la neve.
Liberazione di un Barbagianni. Anch'esso, come gli allocchi,
ha gli occhi neri ed attività strettamente notturna. In queste
due specie è anche presente l'asimmetria delle orecchie.
Gli strigiformi, inoltre, hanno un altro vantaggio sulle loro prede: il loro volo non provoca rumore. La struttura del loro piumaggio, molto morbida, è fatta in maniera tale da sferzare l'aria nel più totale silenzio, cosicché dopo aver osservato la preda fino a sentirsi pronto, il predatore può piombargli addosso senza che questa nemmeno si renda conto di cosa la stia uccidendo.
Le loro capacità mimetiche, date dalle colorazioni del piumaggio ed in alcune specie coadiuvate dai ciuffetti auricolari (ciuffi di penne posizionati sulla testa, dalla forma simile ad orecchie, ma con funzione di comunicazione e mimetismo), li rende praticamente invisibili nei loro habitat, permettendogli così di studiare le prede senza essere visti e, per le specie più piccole, risultare a loro volta invisibili ai predatori. 
Quiquiquiquiqui e qui c'è qualche esempio di mimetismo; ovviamente nelle foto è facile vederli, ma immaginate se foste all'aperto e magari al buio.....