Google+ La Natura che ci circonda: Anime migranti

venerdì 18 marzo 2016

Anime migranti

Ciao a tutti, so di essere sparita totalmente, ma con lo studio e la situazione universitaria non ho avuto né tempo né modo, né tanto meno ispirazione per scrivere. Mi sono presa solo un paio di giorni per andare a Viterbo per lo spettacolo di un amico e del suo gruppo. È stata una decisione improvvisa, presa in un momento di isteria ed esasperazione universitaria. Ero al limite, così sono andata a controllare sul suo sito se per caso aveva in programma di suonare in posti facilmente raggiungibili (infatti per raggiungerlo ho fatto 6 ore di treno più il quello regionale il giorno dopo. E meno male che a Orte mi ha dato uno strappo la simpaticissima band).
Insomma, guardo le date e scopro che ci sarà una tappa del tour di "Anime migranti" a Viterbo da lì a qualche settimana. Gli scrivo un messaggio per sapere se sono previste date anche a Roma.
- "Vieni a Viterbo. Lo spettacolo è bellissimo e suoniamo con Moni Ovadia!"




Con che coraggio glielo dico che non ho la più pallida idea di chi sia Moni Ovadia? Ricerca su internet per comprendere chi sia questo signore, Wikipedia che mi grida da ogni parte "ignorante!" e un po' di organizzazione mentale per vedere se mi posso permettere di partire. No, non posso. Ho l'esame il 30...
Ok, è deciso: parto! Anche se so che me ne pentirò dopo, ma ho bisogno di staccare, tanto più che non ho mai visto Viterbo.
Tutto come previsto. Sfacchinata infernale fino a Roma, pernottamento e poi via. Alla stazione Termini mi unisco alla band e si parte. Divieto assoluto a qualsivoglia collega di contattarmi per questioni universitarie dal momento esatto in cui metto il piede giù dal treno.
La zona viterbese è uno spettacolo! Tanto verde, tanta acqua, tanta avifauna  (e sicuramente anche fauna terrestre, ma quella dalla macchina non si vede). Ci inoltriamo nelle stradine dei borghi; un po' di imbarazzo per me, perché in fin dei conti conosco appena i ragazzi della band. Ascolto un po', tento di inserirmi in una conversazione sulle moto e il viaggio passa in una strana atmosfera surreale in cui continuo a chiedermi: "ma io che ci faccio qui? Già ho difficoltà ad affrontare conversazioni sensate con le persone che conosco, figurarsi con quelle che non conosco. Mi staranno prendendo per scema!"
Appena scesi dalla macchina ringrazio mia madre per avermi raccomandato di portare gli abiti polari: si gela!!!
Arriviamo all'albergo e ognuno va nella sua camera a posare i bagagli e rinfrescarsi. La mia stanza è completamente isolata dalle altre; meglio, così non si possono creare fraintendimenti.
Finalmente vado a salutare Mario, già lì dal giorno prima. Sono felicissima di vederlo, dopo quasi due anni dall'ultima volta, ed anche lui sembra esserlo.



Ci siamo conosciuti 6 o 7 anni fa: lui suonava con il gruppo nella mia città ed io, che adoro tarantelle e similia, saltavo come una pazza sotto il palco, "ballando" con mia cugina come se davvero dovessimo purificarci dal veleno di qualche aracnide mediterraneo. A fine concerto andai a chiedergli un autografo e a comprare i dischi, ancora esaltata. Qualche anno dopo, mentre mi inerpicavo con mio fratello per le stradine di un paesino della mia regione per il Festival della Taranta, gli raccontai di quel gruppo siciliano che mi era piaciuto da morire e che purtroppo non era più tornato. Mario Incudine ed il gruppo "Terra". Mio fratello, guardando il programma mi disse "Vale... suonano qui domani!". Controllai incredula e mandai all'aria tutti gli impegni presi per la sera successiva. Dovevo assolutamente andare al concerto. Recuperai i dischi e mi organizzai per tornare al paesino.
"Non posso perderli! E stavolta mi faccio autografare il CD!"




Detto fatto! Andai timidamente a chiedergli di autografarmi il disco e lui rimase sorpreso nello scoprire che avevo percorso circa 54 km solo per andare a sentirli (distanze ridicole visto che sono arrivata a farne quasi 700). Chiacchierammo un po', brindammo insieme al mio compleanno giunto insieme alla mezzanotte e poi scappai via, perché dovevo percorrere altri 54 km per tornare a casa.
Dopo quello sono andata a tanti altri concerti e alla fine siamo diventati amici.



Mi riprendo dal flash back che mi ha colpita, mentre lo abbraccio con lo stesso calore che riservo solo agli amici più cari. Io, che sono accusata di essere fredda come il ghiaccio e che non sopporto il contatto fisico, ho però la necessità di abbracciare le persone cui voglio bene, siano esse amiche o amici; non basta lo "smack smack" guancia a guancia, le devo sentire vicine e reali, soprattutto se non le vedo da molto tempo. Ovviamente non lo faccio se percepisco che l'altro è più riservato e non lo gradisce, ma lui è altrettanto espansivo per cui il saluto è sempre "stritolante". Mi fa piacere; fa bene al cuore un abbraccio sincero, soprattutto in momenti in cui non si è al meglio della forma emotiva.
Mi accompagna a mangiare, raggiungiamo la band in un locale vicino l'hotel. Ripiomba l'imbarazzo, fra l'altro ho lo stomaco totalmente chiuso, ma mi sforzo a mangiare. Con una lentezza che non mi appartiene, finalmente finisco il pranzo (per ultima).
Alla fine torniamo in albergo. Il mio progetto è preciso: mentre loro riposano, io vado a vedere la città, per poi raggiungerli a palazzo dei Papi. Sono decisa a fare così, quindi mi lavo, mi vesto, mi sistemo un po', esco e... ritorno dritta filata in camera con la coda fra le zampe, perché piove e si gela. Mi devo rassegnare ad aspettare loro e a non vedere niente della città, se non l'albergo, il Palazzo dei Papi e le stradine che percorriamo per andare da un luogo all'altro.
Posso godere della strana atmosfera che precede uno spettacolo: scambio qualche frase con questo o quel ragazzo della band, vengo presentata a Moni Ovadia e Annalisa Canfora, che saranno le "voci di prosa" dello spettacolo (eccezionali davvero) e ogni tanto passo con nonchalance davanti alla stufa, per tentare di scongelare mani e piedi, divenuti ormai dei pezzi di ghiaccio.
Una mezz'ora prima dell'inizio dello spettacolo viene a sedersi vicino a me una coppia, lei siciliana, lui romano;  strano a dirsi, ma è stato lui a far conoscere la musica del gruppo a lei. Mi mostra il cellulare dove ha tutta la discografia completa, che a suo dire ascolta in continuazione. Ho trovato uno più fissato di me! Lui ha anche le canzoni di altri cantate da Mario, quelle a me mancano (ancora). Scambiamo qualche parola, scopro che sono venuti apposta da Roma; la cosa non mi fa molto effetto a dire il vero, ma ho piacere per il gruppo, perché credo sia bello sapere che c'è gente che percorre chilometri su chilometri solo per te.
Finalmente lo spettacolo comincia. È molto intenso; le sue canzoni lo sono già da sole, ma l'intermezzo di prosa fra una e l'altra ha un effetto notevole che ne potenzia il significato. Parla dei migranti: comincia ricordando i siciliani che abbandonarono la loro terra, di quelli che li aspettavano, di quelli che non tornarono mai. Continua parlando dei migranti che ora fuggono per venire a cercare salvezza in Italia; della tragedia di chi muore in mezzo al mare. Mi sorprendo a versare lacrime di commozione. Forse sono più esaurita di quanto pensassi, ma loro sono veramente bravi. Tutti!




Mentre tento di asciugarmi gli occhi senza sbavarmi il trucco e senza farmi notare, sento i commenti degli spettatori dietro di me: "sono bravissimi! - "Già, già, tutti bravi!"
Lo spettacolo è finito, io sono rimasta con loro fino alla fine. A cena ho ancora lo stomaco chiuso, ma l'imbarazzo è scemato un po' ed è piacevole.
Alla fine mi sento come in mezzo ad un gruppo di amici (in fondo anche in quei casi ascolto passivamente, salvo quando si parli di questioni in cui non posso tirarmi indietro) ed apprezzo molto la compagnia, tanto da dispiacermi nel doverli salutare.
Facciamo ancora insieme un pezzo del viaggio di ritorno, fino a quando dobbiamo necessariamente salutarci.
Il tempo di scendere dal treno e la malinconia mi assale. È durato troppo poco! Ogni passo mi porta irrimediabilmente verso casa, verso gli esami, lo studio, le liti con i colleghi, le questioni universitarie, le arrabbiature, lo stress, le crisi. Le gambe si fanno più pesanti, e così prendo gli auricolari mentre accendo il lettore mp3 e continuo il percorso al suono della loro musica, per cercare di prolungare il più possibile le sensazioni di quella breve vacanza.




Ieri, mentre viaggiavo sul treno che mi riportava verso casa, un tramonto sul mare mi ha dato il ben tornata nella mia regione, dicendomi di stare pronta e di avere il coraggio di affrontare tutto con decisione. Ho un obiettivo importante da perseguire e, anche se a volte mi sento schiacciata dall'ansia, dalla rabbia e dalla frustrazione di situazioni ingiuste, sono ormai oltre la metà di questo viaggio e non posso mollare. È bene ripetermelo, perché l'idea di lasciare l'università è sempre più insistente. La luce del tramonto scaccia via questi brutti pensieri, ma per quanto ancora?




P.S. consiglio vivamente a voi lettori, se non le conoscete già, di provare ad ascoltare  le canzoni di Mario Incudine, suonate da lui  (che è anche la voce) e dai bravissimi Emanuele Rinella, Antonio Putzu, Antonio Vasta, Manfredi Tumminello e  Pino Ricosta. Sono certa che ve ne innamorerete.





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14 commenti:

  1. Esperienze che vale la pena vivere, imbarazzo a parte....
    Però è bello riuscire a vincere anche l'imbarazzo, ci rende più forti.

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    1. Ciao Nick,
      Sì è bello vedere cosa c'è dietro a tutta la preparazione, capire che in fondo sono persone che ridono e scherzano come le altre :) anche l'imbarazzo ci sta, anche se poi ti fa rendere conto di quanto sei noioso XD Che poi io vado a momenti: lì mi sentivo fuori luogo, ma il giorno prima avevo affrontato 4 ore di conversazione in treno con un perfetto sconosciuto. Dipenderà anche dalle situazioni...
      Ti mando un abbraccio forte

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  2. Esperienze così valgono tutto l'oro del mondo. Hai fatto benissimo a staccare un momento e godertele.
    Bacio!

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    1. Ciao Patricia, mi hai beccata mentre correggevo i tempi del post, messi un po' a casaccio XD
      Guarda, fosse per me ripartirei oggi stesso. È stata davvero una bella esperienza e sono felice di averla fatta, poi loro sono veramente, veramente, ma veramente tanto tanto bravi. Ne è davvero valsa la pena! (L'ho già detto che sono bravi? :'D)

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  3. Bello leggerti così carica ed entusiasta! Ora alla grande eh!!!
    Appena riesco ascolto ;)
    Ciao Valentina, un abbraccione!

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    1. Buon giorno Glò,
      Quando hai tempo cerca su YouTube. Capirai perché sono carica ed entusiasta :D i concerti in piazza in cui è ripreso anche il pubblico danno un'idea dell'energia che scaturisce dalla loro musica. Il pezzo che ho condiviso è più romantico invece, lo ha scritto per la figlia.
      Un abbraccio forte a te.

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  4. Bellissimo pezzo quello che hai proposto, non capisco tutte le parole ma la musica e la voce è bellissima.
    il tuo post mi è piaciuto tanto, sei riuscita a trasmettere le emozioni e mi ci sono ritrovata dentro come se fosse successo a me.
    Veramente brava. In bocca al lupo per i tuoi studi.

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    1. Ciao Rosalba, scusa il ritardo ma non ho potuto collegarmi in questi giorni. Il pezzo che ho proposto è stato scritto per la figlia; ogni volta che lo sento mi dà i brividi.
      Già, hai ragione, non si capisce tutto il testo se non ci si fa un po' l'orecchio, infatti nel cd oltre ai testi c'è la traduzione. In italiano è:

      "I colori sono mille frammenti
      Sono oro fuso con niente
      Sono parole e frasi lontane
      che ormai nessuno più sente
      Se li senti dimmi come sono
      Sono vecchio e non ci sento bene
      Se li senti fammeli capire
      Mentre ridi, fammelo guardare.
      I colori sono cento fiammelle
      Sono un brivido sopra le spalle
      Sono il vento fra i capelli
      Che ormai nessuno più sente.
      Se lo senti dimmi cosa ti racconta
      Che io ormai ho messo insieme la "settanta",
      Se lo senti ascoltalo bene,
      Mentre dormi, fanne tesoro.
      I colori di tutto il mondo
      Li fai tu mentre ti vedo vicino
      I colori che hai dentro gli occhi
      Io li ho sognati di notte, ogni notte.
      I colori sono mille cose
      Sono le parole che fanno le frasi
      Mentre rido o parlo da solo
      Sono colori che tingono il muro

      Mentre dormi e mentre non ti vedo
      Ogni volta che me ne vado
      È colore ogni mio desiderio
      Di tornare ogni volta che chiudo.
      Io sono il malato e tu la malattia
      Tu sei il passo ed io sono la via
      Sono il poeta e tu la poesia
      Io il prete e tu l'Ave Maria."


      Tanti auguri di buona Pasqua, cara.

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  5. Brividi!!! Veramente molto profonda. grazie per la traduzione.
    Buona Pasqua anche a te.

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  6. Caspita Poiana... un bellissimo racconto. Ho la pelle d'oca!!!

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    1. Ciao Barbara, è un piacere rileggerti :)
      Anche io l'ho avuta. Non volevo tornare a casa ;)
      Buona serata

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  7. Viaggio emozionante e descritto in maniera magnifica, pareva di essere lì con te.
    Queste sono le esperienze che vale davvero la pena vivere, sono quelle che lasciano il segno.
    Viterbo ... ci sono stata ... città spettacolare e il viterbese è splendido.
    Moni Ovadia ... ho visto un suo spettacolo una vita fa, "Il violinista sul tetto" ... lo ricordo bellissimo.
    Un abbraccio, cara!!!

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    1. Ciao Squitty,
      mi fa piacere di essere riuscita a rendere l'idea con il racconto.
      Come ho scritto, non conoscevo Moni Ovadia, ma devo dire che ne è valsa veramente la pena. Mamma mia, mi vengono di nuovo i brividi....

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