Google+ La Natura che ci circonda: Spiriti della Natura - Non è facile fare il papà (parte prima)

sabato 14 maggio 2016

Spiriti della Natura - Non è facile fare il papà (parte prima)





Il Sole era appena sorto e la squadra di Falco d’argento era da poco tornata da una missione fallita; Golden eagle, l’elementale del fuoco, era rimasto ferito ed i suoi compagni si erano attardati per aiutarlo.
Il Generale di Bosco oscuro, per niente contento del fallimento, chiamò al suo cospetto il figlio Falco d’argento e la sua squadra; l’incontro avvenne davanti a tutti i membri del bosco.
- E allora, Falcorn, a cosa devo questa situazione imbarazzante? Credevo di averti addestrato meglio. – l’espressione spietata sul suo volto faceva intendere perfettamente il suo pensiero – ti darò una possibilità per convincermi di essere in errore! –
- Mi dispiace Signore, le assicuro che ho fatto del mio meglio per… -
- È evidente che il tuo meglio non basta! –
Noto per la sua crudeltà nei confronti di chiunque, anche verso i propri figli, il Generale non era mai stato un uomo paziente o comprensivo, per cui la sentinella si limitò a tacere, tenendo la testa bassa.
- Sono profondamente deluso dalla tua incompetenza e da quella della tua squadra! – in quell’istante il generale posò gli occhi sul compagno ferito, mentre lo sguardo si faceva sempre più cinico. - A proposito, vedo che Golden eagle è piuttosto malridotto; è stato davvero bravo a rientrare con le sue sole forze! –
Un brivido freddo percorse la schiena del gruppo. Il generale non aveva mai tollerato che si rischiasse la vita per salvare chi non era in grado di cavarsela da solo e ognuno di loro sapeva quale fosse la sua intenzione.
La voce tremante di Golden eagle si sentì appena mentre tentava di parlare.
- Non... non sono tornato senza aiuto, Signore. –
- Com’è possibile, ragazzo mio? Sapete tutti molto bene che non tollero che i miei uomini rischino la vita per aiutare chi resta indietro. Chi non è capace di proteggere la sua esistenza non ne è degno! –
Falco d’argento tentò di replicare, ma il generale lo interruppe senza dargli il tempo di terminare la frase.
- E così, non contento di aver fallito la tua missione, cosa già abbastanza grave, hai anche contravvenuto alle mie disposizioni! – si alzò in piedi ed avanzò contro il figlio, parlandogli quasi sibilando – la punizione sarà esemplare! –
Detto ciò diresse la mano verso Golden eagle pronto a colpirlo, ma, un momento prima che ciò avvenisse, Falco d’argento gli si scagliò contro e lo bloccò prendendolo alle spalle. Il padre se lo scrollò di dosso e tuonante si rivolse contro di lui.
- Come osi provare ad affrontarmi? Non resterai impunito per questo! 
Il giovane si mise in posizione di difesa, pronto a vender cara la pelle, ma quando il generale colpì, qualcosa s’interpose fra lui ed il figlio. Si sentì un grido di dolore, poi un tonfo sordo. Falco d’argento guardò il terreno davanti ai suoi piedi ed una fitta lancinante lo colpì al cuore. Gabbiano, sua moglie, si era frapposta fra lui e il colpo per salvargli la vita; si era sacrificata per lui.
Si inginocchiò e prese la donna fra le braccia, tentando disperatamente di rianimarla; la chiamò a lungo scuotendola e carezzandole il viso, prima di accettare l’idea che fosse troppo tardi.
Un’espressione di odio s’impossessò del suo volto ed il suo corpo fu completamente avvolto da un’accecante luce azzurra. Lasciò a terra il corpo esanime della moglie per lanciarsi contro il Generale. Era lì, vicinissimo, quando un colpo secco lo centrò in pieno stomaco; venne sbalzato indietro e cadde rovinosamente al suolo. Mentre tentava di rialzarsi, sentì i passi del padre che si avvicinava.
- Non vorrai incolpare me, spero. È stata lei a mettersi in mezzo! - si arrestò, si chinò e pose la mano sotto il mento del figlio, sollevandogli il viso per guardarlo negli occhi. – Non temere; la raggiungerai molto presto! –
Rimessosi in piedi, si rivolse agli abitanti del bosco parlando a gran voce.
- Falco d’argento si è macchiato del reato di alto tradimento, contravvenendo ai miei ordini e sfidandomi apertamente. Come se ciò non bastasse, lui e tutta la sua squadra hanno macchiato l’onore di Bosco oscuro fuggendo come vigliacchi dopo aver fallito la missione affidatagli. – sogghignò – potrei ucciderli solo per questo, ma trattandosi di mio figlio voglio essere clemente. – Indicò i ragazzi - A partire da questo momento, Falco d’argento, Dragoon, Golden eagle e Zephyr, sono banditi da Bosco oscuro e considerati nostri nemici! –
- Ma non doveva essere clemente, Signore? – osservò arrogantemente Zephyr.
- Sono clemente! Non vi uccido con le mie mani ed in più vi do cinque minuti di vantaggio prima di scatenarvi contro i miei uomini. Vi conviene approfittarne, prima che cambi idea! – rispose sadicamente il Generale.
Zephyr e Dragoon presero in spalla i due amici e corsero via dall'insediamento. Mentre li osservava allontanarsi, il Generale chiamò il suo secondogenito.
- Golden hawk, ascoltami bene: tuo fratello mi ha offeso profondamente e con me ha insultato l’intero bosco. Mi aspetto di vedere morto lui ed i suoi... amici entro il tramonto! 
Uno sguardo crudele si evidenziò sul volto del discendente, mentre si apprestava a obbedire agli ordini. Chiamò a sé gli uomini che riteneva più adatti allo scopo, attese il trascorrere dei cinque minuti accordati dal generale e partì all'inseguimento.
I quattro reietti continuavano a correre disperatamente, cercando di mettere quanta più distanza possibile fra loro e gli inseguitori, ma Dragoon e Zephyr erano visibilmente affaticati dal peso dei due compagni.
-      -  Lasciateci qui. Vi rallentiamo solamente e fra poco ci raggiungeranno. –
-     -  Non se ne parla nemmeno! - Le voci dei due risposero all’unisono. – Ci siamo cacciati insieme in questo guaio e insieme ne usciremo. –
Dragoon e Zephyr si fermarono per riprendere fiato e tentarono di curare almeno in parte le ferite degli altri due.
Erano giunti sopra una scogliera a picco sul mare, tentando di nascondersi in mezzo alle rocce. Falco d’argento e Golden eagle erano di nuovo in piedi, anche se piuttosto traballanti sulle proprie gambe e, tutti e quattro, si apprestarono a ripartire. Percorsero pochi metri, quando gli scogli si aprirono in una voragine sotto i loro piedi e la squadra fu colpita da una potente fiammata. Golden hawk e gli altri li avevano raggiunti!
I quattro balzarono fuori dalla spaccatura fra gli scogli, pronti a combattere fino all’ultimo respiro. Così fu.
Una seconda fiammata si abbatté contro di loro; Falco d’argento concentrò su di sé le acque del mare, creando un vortice che li avvolse proteggendoli dal fuoco. Appena questo fu spento riversò la massa liquida contro gli avversari, convertendola in migliaia di acuminatissime frecce di ghiaccio; allo stesso tempo Zephyr scatenò una violenta bufera di vento che spinse i dardi gelidi con ancora più violenza contro gli antagonisti, impedendo allo stesso tempo una loro contromossa. Questi, tuttavia, vennero riparati da uno spesso scudo di roccia evocato da una sentinella della terra e passarono subito al contrattacco. Questa volta fu Golden hawk ad usare le lance di ghiaccio.  Dragoon tentò di proteggere sé stesso e i suoi compagni, rendendoli difficilmente visibili tramite una intensa tempesta di sabbia, che venne potenziata nell’azione da una fitta nebbia richiamata nuovamente da Falco d’argento. Golden eagle distrusse ad una ad una tutte le armi speditegli contro dal fratello dell’amico, colpendole con lingue di fuoco provenienti dai palmi delle sue mani. Riusciti per un attimo a rompere la difesa dei contendenti, tutti e quattro colpirono all’unisono, ma vennero sorpresi alle spalle da Golden eagle che, con altre tre sentinelle era riuscito ad aggirarli mentre gli altri suoi uomini li distraevano. Tutti e quattro finirono a terra inermi; Falco d’argento si rialzò e si scagliò con veemenza contro il piccolo gruppo che li aveva sorpresi. Mentre avanzava evocò dei grossi falchi di ghiaccio che lo accerchiarono seguendolo in attacco. Non fu sufficiente, poiché l’elementale della terra Leopardo, che accompagnava Golden hawk in quella impietosa caccia, rese cedevole il terreno sotto i suoi piedi, impedendogli così di darsi lo slancio necessario a continuare la sua corsa; tentò di bilanciarsi con le ali, ma fu centrato in pieno dai colpi infuocati di un’altra sentinella, crollando nuovamente al suolo. Leopardo lo avvolse in una morsa di roccia che gli frantumò le ossa del corpo, lasciandolo ricadere inerme sugli scogli, con lo sguardo fisso ed il respiro spezzato. Non ancora soddisfatto di quello spettacolo sanguinoso, Golden hawk cominciò a colpire ripetutamente il fratello fino a fargli perdere conoscenza, poi lo sbalzò in aria trafiggendolo nella schiena e scaraventandolo in acqua. Falco d’argento, inerme, fu inghiottito dalle onde sentendosene soffocare. Mentre l’oscurità lo avvolgeva, sentì le risa fredde del padre che lo scherniva per la sua debolezza; in seguito udì una voce gridare il suo nome.
-       Falcorn! Falcorn!
Una mano lo afferrò e lo scosse mentre la voce continuava a chiamarlo.
-       Falcorn! Insomma, svegliati! –
Si ridestò nel suo letto, madido di sudore ma in perfetto stato fisico. Gazzella, al suo fianco, lo osservava preoccupata. Era solo un incubo!
-       Falcorn, stai bene? Gridavi e ti agitavi nel sonno come un pazzo.
Lui non rispose, rimase sdraiato nel letto con lo sguardo fisso sul soffitto e una mano portata alla fronte. Stette immobile a pensare per qualche minuto, mentre la ragazza lo fissava.
-       Stai bene? – chiese lei, ancora una volta con voce fioca.
Lui si voltò a guardarla. Erano passati sei mesi da quando aveva deciso di restare definitivamente a Piccolo bosco delle ninfe, il giorno in cui aveva deciso di rifarsi una vita insieme con lei.
Si mise a sedere nel letto e le accarezzò il volto, poi pose la mano sulla pancia della ragazza, che appariva ingrossata. Una nuova vita si stava sviluppando nel suo ventre e cominciava a espandersi prepotentemente, facendosi notare sul corpo della madre.
-       Sì, è tutto a posto. È stato solo un incubo. – Rispose dolcemente.
-       Cosa hai sognato? –
-       Il mio esilio da Bosco oscuro. Il giorno in cui mi avete portato qui. –
Sospirò profondamente. Sebbene fosse passato molto tempo, continuava ad essere perseguitato dai ricordi. Non riusciva a perdonarsi per la morte di Gabbiano, ritenendosi responsabile per quanto le era accaduto.
Si alzò ed uscì dal rifugio, lasciando sola Gazzella che continuava ansiosa a seguirlo con lo sguardo. Si fermò a fissare le stelle. Era una notte serena, non c’erano nubi nel cielo e la Luna appariva come uno spicchio luminoso. Una leggera brezza soffiava fra i fili d’erba che, smossi, andavano a solleticare i suoi piedi nudi.
Riprese a camminare, lentamente, senza una meta precisa, solo come se questo potesse farlo fuggire dai fantasmi che tormentavano la sua mente. Proseguì a lungo fra gli alberi e i cespugli, in mezzo al bosco e attraverso le radure, fino a quando non si ritrovò davanti al Lago delle fate. Lì, sei mesi prima aveva scelto di tradire se stesso e tutto ciò a cui apparteneva. Piccolo bosco delle ninfe era nemico di Bosco oscuro; i due popoli erano in guerra da oltre ottocento anni e lui non solo aveva accettato di vivere lì, ma si era ibridato con una donna di quella stirpe, disonorando la sua gente e violentando così il ricordo e l’onore della sua defunta moglie, deceduta per proteggerlo.
Scrutò il lago in cerca di qualcosa. L’acqua era calma ma stranamente spopolata di quegli uccelli acquatici che trovavano sempre ristoro sulla sua superficie. C’erano una leggera foschia ed un silenzio quasi inquietante, la cui atmosfera spettrale era accentuata ancora di più dall’assenza di vita animale. Falco d’argento rabbrividì. Fece per tornare indietro ma, voltandosi, ebbe una visione che gli raggelò il sangue nelle vene.
-       Gabbiano! – Esclamò sommessamente.
La donna sorrise amabilmente.
-       Buona sera Falco d’argento.
Lui la fissò con timore, chiedendosi se non stesse sognando, ma lei lo guardò con dolcezza scuotendo delicatamente il capo.
-       No, non stai immaginando né sei impazzito. Diciamo che ho avuto un permesso speciale per venirti a trovare dal Regno degli spiriti.
Lui non disse nulla, ma la sua espressione parlò per lui.
-       Non devi colpevolizzarti, Falco d’argento! – Continuò. – Ciò che è accaduto non è stata una tua colpa. Fui io a scegliere di interpormi fra te e il Generale, per mia libera scelta.
-     -  Ma io ho mancato di rispetto alla tua memoria, al tuo sacrificio. – ribatté lui.
-      - Oh, quella ragazza è davvero adorabile, sai? – disse sorridendo ancora. – E’ forte e coraggiosa ma allo stesso tempo dolce. Non avresti potuto trovare di meglio nemmeno cercando mille anni.
Lui abbassò la testa. Non appariva sollevato.
-       Oh, insomma! – Concluse Gabbiano. – Da quando i Principi di Bosco oscuro hanno tutto questo rispetto per le loro donne? Certamente non avresti potuto fare il vedovo a vita. –
-       Credi che abbia fatto bene? Anche se appartiene a Piccolo bosco delle Ninfe?
Lei annuì.
-       Ascoltami Falco d’argento. – Si fermò un momento per essere certa di avere la sua attenzione – tutto ciò che è accaduto non può essere modificato. Non voglio che tu ti crucci per ciò che è stato, ma desidero che viva al meglio ciò che sarà. In seguito al tuo esilio hai scoperto un sentimento precluso a quasi tutti i membri di Bosco oscuro. Fa che sia una rinascita e non una sofferenza. Godi attimo per attimo di ciò che ti è stato concesso e sii pronto a combattere per difenderlo. Sii felice della tua scelta. È certamente la più giusta ed io ne sono lieta. Inoltre – Lo guardò severamente e il suo tono si fece rigoroso – hai un figlio in viaggio! Dovrà affrontare moltissime difficoltà ed avrà bisogno della tua guida per diventare forte e giusto, per cui non puoi permetterti titubanze. -
Sorrise ancora; un sorriso sereno, luminoso, che non celava alcun segno di amarezza. Appariva davvero felice come si diceva e Falco d’argento ne fu finalmente sollevato. Lei lo percepì, gli diede un bacio sulla fronte e poi svanì così come era apparsa. La nebbia si diradò e sul lago riapparvero gli uccelli acquatici. Forse lui non era arrivato sul lago per caso come pensava. Si sentì più leggero, come se si fosse liberato del peso di un macigno.
L’alba era ormai vicina; Falco d’argento respirò a pieni polmoni l’aria frizzantina dell’aurora e tornò al rifugio dove trovò ad attenderlo Gazzella, sveglia e visibilmente preoccupata. Lei gli corse incontro e lui la strinse delicatamente a sé. Annusò con cura i suoi capelli per riempire le narici del suo profumo e passo lentamente le mani lungo il suo corpo, per carpirne i lineamenti e farli suoi. Giunto sui fianchi, all’altezza del ventre, si discostò un po’ da lei e si abbassò per accostare la bocca alla pancia.
-       Ciao pulcino. Papà è qui per proteggere te e la mamma! – Disse teneramente.
-       E chi proteggerà te? – Chiese scherzosamente Gazzella.
-       Non saprei. – Rispose rialzandosi e accostando il viso al suo, fino a far toccare le due fronti e i nasi - Conosci qualche buono scudo?
Risero entrambi.
-       Torniamo a dormire piccola. Non voglio che ti stanchi.
Lei emise un gridolino mentre lui la sollevava per riporla a letto, ma concordò con lui sul fatto che fosse il caso di riposare ancora un po’; in fondo si erano svegliati entrambi nel cuore della notte e nessuno dei due aveva ripreso sonno.
Si svegliarono a giorno inoltrato e, sebbene avesse dormito poco, Falco d’argento si sentiva in piena forma. Guardò Gazzella, ancora sdraiata con gli occhi chiusi. Ripensò alle parole di Gabbiano e comprese che aveva ragione; ciò che provava per quella donna era un sentimento totalmente nuovo e lui era deciso a combattere per lei e per il figlio che portava in grembo. Avrebbe potuto affrontare un esercito intero e lo avrebbe fatto se fosse stato necessario; avrebbe protetto la sua famiglia ad ogni costo. Si sentì di nuovo bene, forte ed energico, convinto che nulla e nessuno avrebbe potuto fermarlo; fino a quando non giunse il momento del parto.







Per le parti precedenti:

6 commenti:

  1. Ciao Bellissima sei tornata e anche alla grande, non mi hai deluso neanche questa volta. Terribile il paparino anzi direi proprio una belva dal cuore di ghiaccio e dal cervello bacato.
    Per un po' sono finiti gli esami?

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    1. Ciao Anna Maria, non sapevo come continuare, poi ho avuto un'illuminazione ed ho continuato fino alle 3 di notte :)
      Già, non a caso è il capo di quelli spietati.
      Sì sono in pausa fino a lunedì, poi devo ricominciare...
      Bacio e buona serata

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  2. Mi era mancato il tuo racconto a puntate. ;)

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    1. Ciao Nick,
      E a me erano mancati i tuoi commenti. :D
      Il prossimo personaggio lo chiamerò Pangolino XD

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  3. Ciao Poiana, passa da me che c'è una cosa per te *__*

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    1. Ciao Anna Maria. Ho visto, grazie mille :) cerco di rispondere oggi stesso ;)

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