Google+ La Natura che ci circonda: Quando il gatto non è "domestico"

venerdì 24 ottobre 2014

Quando il gatto non è "domestico"

...ovviamente è selvatico.
A parte il gioco di parole, qualche tempo fa ho chiesto quali animali vi piacciono di più ed il Felis silvestris è stato uno dei candidati, di conseguenza mi pare giusto dedicargli uno spazietto.
Partiamo dal presupposto che l'unico gatto selvatico che ho visto in tutta la mia vita era in condizioni pietose e docile quanto il più comune animale d'affezione; un uomo del Corpo Forestale dello Stato ci disse però ridacchiando che, non appena si fosse ripreso, ci avrebbe fatti scappare tutti a gambe levate. Purtroppo non abbiamo mai potuto appurare se questa affermazione corrispondesse al vero. La cosa che fra tutte mi ha colpita di più di quel micio troppo cresciuto sono stati sicuramente i denti, specializzati per il morso, l'attacco e la lacerazione della carne, ma soprattutto i canini: lunghi, aguzzi e ricurvi verso l'interno della bocca; non avevo mai visto simili zanne e devo dire che l'idea di sperimentarle tuttora non mi alletta molto.
I mici che dormono beatamente sui divani delle nostre case sembrano provenire dalla domesticazione della sottospecie africana del progenitore selvatico. Lo scopo della domesticazione del gatto, come d'altronde quella del cane, non era di certo primariamente quella di creare un animale da compagnia, ma più che altro un guardiano delle coltivazioni, atto a scacciare topi, ratti e roditori che attentavano alle scorte alimentari. Da questa necessità ha avuto inizio poi il lungo cammino di questi felini accanto alla nostra specie, con la successiva selezione delle diverse razze per i vari ambienti domestici, mentre il cugino selvatico continuava la sua vita in mezzo ai boschi, non poco perseguitato in passato perché considerato un animale nocivo.

Foto tratta dal libro "Uccelli rapaci in Calabria"


La caratteristica principale del Felis silvestris silvestris (sottospecie europea) è sicuramente il folto mantello "Agouti", ovvero quella colorazione "tigrata" su fondo grigio-giallastro tipica della maggior parte dei felini domestici ma originaria di quelli selvatici, fondamentale per il mimetismo. Le striature scure sono ben evidenti sulla testa, il collo e le zampe; il dorso, pure segnato dalle strisce, è attraversato longitudinalmente da tre, o a volte quattro, di esse, due laterali più corte ed una centrale più lunga, che partono dalla nuca. Altra peculiarità è la grossa coda, lunga poco più della metà della lunghezza della testa e del corpo, la cui estremità arrotondata è avvolta da alcuni anelli bruni, mediamente tre, di cui l'ultimo è più esteso. 
Come nel caso del Lupo, anche in questo felino è necessario che siano unitamente presenti tutte le caratteristiche specifiche della specie per potersi identificare come un autentico Felis silvestris, di cui il Gatto selvatico europeo è il rappresentante più diffuso in Italia,  ma la cui popolazione è a forte rischio, anche a causa dell'ibridazione con i gatti domestici (di casa, randagi o rinselvatichiti che siano). Oltre alla sottospecie europea, nel nostro Paese è presente anche quella sarda (Felis silvestris lybica), che vive unicamente nell'isola da cui prende il nome.
Vive in zone silvestri, prediligendo soprattutto le aree a bassa, se non meglio assente, densità umana; l'habitat ideale è dato dai boschi maturi di latifoglie, faggio e castagno, dove ha attività predatoria crepuscolare-notturna e caccia roditori, conigli selvatici e piccoli mammiferi, che rappresentano il suo cibo preferito, ma senza disdegnare in caso di necessità uccelli o anfibi. Il gatto selvatico si nutre unicamente di animali vivi, predati in seguito ad un agguato alle spalle, e non sembra nemmeno dedicarsi alla necrofagia, come fanno invece molte altre specie carnivore; inoltre non ha la capacità di digerire alimenti di tipo vegetale, per cui si nutre solo ed esclusivamente di carne. Si può trovare anche in boschi di leccio e roverella o in mezzo alla fitta macchia mediterranea, ma soprattutto in luoghi in cui si trovino cavità rocciose che possa sfruttare come tana.
Una caratteristica che sicuramente contribuisce al diminuire delle popolazioni, già seriamente messe in crisi dall'impietosa attività di caccia svolta nei suoi confronti nei tempi passati, è la riproduzione, che si verifica una sola volta all'anno, con la nascita di 3 o 4 cuccioli che restano con la madre per circa 5 mesi, ma dei quali non tutti, come purtroppo succede spesso in Natura, riescono sempre a raggiungere l'età adulta. Il maschio e la femmina non vivono insieme e sono entrambi territoriali; il territorio del maschio, ben marcato attraverso l'urina e le feci (cosa comune anche nei gatti di casa, come può tranquillamente valutare chiunque abbia un gatto maschio "intero"), può raggiungere un areale di anche 100 kmq e comprendere anche quelli di qualche femmina, solitamente meno estesi. Questo animale non ha abitudini di branco, avendo come unico momento di vita sociale il periodo di convivenza fra la madre ed i cuccioli, per questo motivo i due partner si cercano esclusivamente durante la stagione degli amori, che si verifica fra gennaio e marzo.

Attualmente la popolazione dei gatti selvatici è in declino, sia a causa del bracconaggio, sia dell'ibridazione con i domestici e sia delle forti attività umane, che ne stanno deturpando gli habitat e contemporaneamente portando la diminuzione delle prede. Essendo un animale dal territorio molto esteso, ha necessità di vaste aree boscate in cui poter vivere ed è fondamentale che queste siano estremamente ampie, per poter permettere anche la dispersione della specie evitando conflitti intraspecifici dovuti alla naturale competizione per il terreno, il cibo e la riproduzione. Per poter aiutare questa specie, sarebbe necessario agire in senso ecologico, preservando gli ambienti boschivi, sia dall'eccessivo sfruttamento da parte dell'uomo che dagli incendi, oltre che spiegare quale sia l'importanza dei predatori, quindi anche di questi felini, all'interno di un ecosistema sano ed in equilibrio.



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8 commenti:

  1. Epperò..... grazie Poiana di queste notizie. Sono bellissimi!
    Non da tenere sulle ginocchia magari, però, stupendi! Ma io sono una gattara straconvinta quindi,, selvatici o no....

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    1. Ciao Patricia, grazie per essere passata.
      Bellissimi lo sono davvero ed in più hanno tutto il fascino dell'animale selvatico... speriamo di non doverli mai inserire fra gli animali estinti :(
      Buonanotte cara

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  2. Speriamo di no. Sono troppi gli animali estinti!
    A proposito ai sentito quelle voci su probabili avvistamenti del Tilacino in Nuova Zelanda?
    Speriamo che siano vere.

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    1. Ciao Nick, grazie della visita e del commento.
      No, a dire il vero mi trovi impreparata sull'argomento, ma ti ringrazio per avermene parlato dandomi lo spunto per approfondire le mie conoscenze.
      Per come la vedo io è improbabile ma non impossibile: in fondo, solo perché non lo vediamo, non si può dire con certezza assoluta che un animale non esista più. Speriamo bene e soprattutto speriamo che, nel caso in cui ne sia sopravvissuta una piccola popolazione, non si riesca a distruggerla definitivamente...

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  3. Quante belle cose ci racconti. Io adoro i felini, tutti.
    Ciao ciao
    sinforosa

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    1. Ciao Sinforosa, che bello leggere un tuo commento :)
      Ben presto dovrei scriverne uno sulla lince, ma devo trovare qualche informazione in più. Non è un felino molto comune nelle mie zone, quindi devo migliorare le conoscenze (ed il blog è una buona scusa per farlo).
      A presto ed un abbraccio
      Poiana

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  4. Praticamente un'enciclopedia!!!!
    Grazie di tutte queste info.

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    1. Ciao Squitty!
      Eh be', non esageriamo ora :D
      Un abbraccio cara

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