Google+ La Natura che ci circonda: maggio 2014

venerdì 30 maggio 2014

Il fantastico mondo dei rapaci notturni

Vi siete mai chiesti perchè gli strigiformi ruotano quasi completamente la testa? E come facciano a vedere di notte anche solo con la luce della Luna? O come trovino le loro prede anche nell'oscurità delle notti di novilunio?
Due giovani allocchi, in attesa di essere liberati.
L'iride nero è caratteristico di quelle specie che hanno
attività prettamente notturna e che mal sopportano la luce.
E' presto detto: ci riescono perchè la loro anatomia e fisiologia lo permettono! Immagino che non fosse necessario che ve lo dicessi io, ma oltre a fare il "Capitan Ovvio" della situazione, adesso avrei anche intenzione di spiegare in che modo lo fanno.

Iniziamo dicendo cosa sono gli strigiformi; ebbene, essi costituiscono un ordine di uccelli da preda (gufi, civette, allocchi, barbagianni, assioli, ecc.), con abitudini prevalentemente notturne che, proprio per questo motivo, hanno i sensi della vista e dell'udito estremamente sviluppati. Hanno avuto un'evoluzione distinta e separata dai rapaci diurni e le somiglianze con questi sono più che altro dovute ad un uguale adattamento all'attività predatoria.
Cacciano prevalentemente roditori ed uccelli, in alcuni casi anche gli anfibi e, addirittura, vi sono specie che mangiano pesce. Le prede vengono localizzate sfruttando gli organi di senso più sviluppati.
Per quanto riguarda la vista, questa è favorita dalle grandi dimensioni degli occhi; diciamo che se l'uomo dovesse avere le stesse proporzioni occhio-testa dei rapaci notturni, i nostri organi visivi avrebbero le dimensioni di un'arancia. I bulbi oculari degli strigiformi sono fissi all'interno delle orbite, ovvero non si muovono, e questa immobilità è compensata dagli ampi movimenti della testa, che gli permettono rotazioni di anche 270°.
Gufo di palude si guarda alle spalle.
L'iride giallo è caratteristico di specie che hanno attività
diurno-crepuscolare, senza subire fastidi dalla luce diurna.
All'interno dell'occhio degli animali si trovano diverse strutture, fra cui una regione centrale della retina che permette la massima sensibilità visiva (fovea), all'interno della quale c'è la massima concentrazione di recettori per le forme ed i colori (coni) mentre all'esterno della stessa si trovano i recettori per la luce (bastoncelli). Negli occhi dei rapaci notturni troviamo un'altissima densità di bastoncelli e scarsità di coni; ciò fa si che questi animali possano amplificare la poca luce a disposizione durante le ore notturne, ma che non abbiano una visione molto precisa dell'ambiente circostante. In mancanza di luce essi non vedono.
Ma se non riescono a vedere al buio, allora come cacciano?
Utilizzano il loro straordinario udito! I rapaci notturni, infatti, presentano una capacità uditiva eccezionale, amplificata dalla conformazione anatomica della loro testa; il disco facciale ha una particolare forma che gli consente di funzionare da parabola, convogliando i suoni alle orecchie. In alcune specie, come il barbagianni e l'allocco, queste sono asimmetriche, così da captare ancora meglio i rumori e permettere di individuarne la provenienza esatta. Lo sviluppatissimo udito di questi animali, gli permette di trovare, anche in totale assenza di luce, la precisa collocazione di una preda, stia essa camminando su delle foglie secche o nascosta sotto la neve.
Liberazione di un Barbagianni. Anch'esso, come gli allocchi,
ha gli occhi neri ed attività strettamente notturna. In queste
due specie è anche presente l'asimmetria delle orecchie.
Gli strigiformi, inoltre, hanno un altro vantaggio sulle loro prede: il loro volo non provoca rumore. La struttura del loro piumaggio, molto morbida, è fatta in maniera tale da sferzare l'aria nel più totale silenzio, cosicché dopo aver osservato la preda fino a sentirsi pronto, il predatore può piombargli addosso senza che questa nemmeno si renda conto di cosa la stia uccidendo.
Le loro capacità mimetiche, date dalle colorazioni del piumaggio ed in alcune specie coadiuvate dai ciuffetti auricolari (ciuffi di penne posizionati sulla testa, dalla forma simile ad orecchie, ma con funzione di comunicazione e mimetismo), li rende praticamente invisibili nei loro habitat, permettendogli così di studiare le prede senza essere visti e, per le specie più piccole, risultare a loro volta invisibili ai predatori. 
Quiquiquiquiqui e qui c'è qualche esempio di mimetismo; ovviamente nelle foto è facile vederli, ma immaginate se foste all'aperto e magari al buio.....

venerdì 23 maggio 2014

Riciclo per fumatori

Ormai ovunque andiamo troviamo a terra mozziconi di sigarette e la cosa ci sembra assolutamente normale; per qualche astruso motivo, il gesto più naturale per la maggior parte dei fumatori, terminata la sigaretta, è quello di gettarne la parte rimanente, ancora accesa, al suolo, senza nemmeno preoccuparsi di chi stia passando o meno in quel momento (spesso e volentieri devo essere più veloce dei miei cani a metterci il piede sopra, per evitare che loro si brucino le zampe). Io mi chiedo se questi signori, molti dei quali sono animalisti ed ambientalisti, siano a conoscenza delle possibili conseguenze di questo gesto.
La "cicca" lasciata a terra, oltre a non essere un bel vedere soprattutto in spiaggia o nel verde, impiega diversi anni a degradarsi e comunque parte delle sue componenti, pur polverizzandosi, permangono nel terreno; le stesse possono, inoltre, essere ingerite dagli animali, che non sanno di che cosa si tratta, andando a causare avvelenamenti.
I miei amici fumatori non mi sopportano più, visto che li inseguo ovunque con bustine, bicchieri o altro, imponendogli di buttare i loro mozziconi in quei contenitori piuttosto che a terra; alcuni mi prendono in giro, altri apprezzano il gesto ed ormai stanno prendendo l'abitudine di farlo da soli (con mia enorme soddisfazione).
Non c'è strada, parco o spiaggia che non sia disseminata di tracce di fumatori incalliti; durante le pulizie delle spiagge risultano i rifiuti raccolti in maggiore quantità. Di sicuro la cosa migliore, anche per la salute, sarebbe smettere di fumare, ma siccome è difficile e molti non hanno nessuna intenzione di provare, quanto meno tentiamo di rendere meno inquinante questa malsana abitudine.
Un amico qualche tempo fa, mi ha fatto vedere dei "porta pillole" fatti con i tappi della bottiglia (l'idea quindi non è merito mio) e lì, con un po' di fantasia, mi è venuta l'ispirazione di creare dei posacenere portatili a partire dalle bottiglie vuote del latte; si impiegano pochi minuti, si ricicla la plastica ed in più non si buttano i mozziconi di sigarette a terra. Quando si rompe si può tranquillamente buttare, anche se cambiando la base può durare un po' di tempo, ma almeno nel frattempo si è inquinato un po' di meno.
Considerando che un mozzicone di sigaretta impiega dai 2 ai 5 anni per degradarsi e la plastica può impiegarne più di 100, forse vale la pena perdere un pochino di tempo.
Cominciamo (mi sento molto "ArtAttack")!

Non ci vuole niente, basta procurarsi:

  • 1 bottiglia di plastica vuota (preferibilmente del latte poichè il tappo è più largo);
  • 1 tappo di una bottiglia uguale alla precedente;
  • 1 foglio di carta stagnola lungo una quindicina di cm;
  • 1 uniposca colorato (facoltativo);
  • 1 taglierino o un paio di forbici.



Fatto?! "L'abbondante colla vinilica" per questa volta non serve, ma armiamoci comunque di un po' di impegno (non ne serve nemmeno tanto) e via!
Si prende la bottiglia e con l'uniposca si disegna una linea intorno alla circonferenza del collo a circa 1 cm dal tappo. Questo passaggio serve unicamente ad andare più dritti quando si taglia, ma non è necessario (se avete la mano ferma come la mia siete rovinati in ogni caso). 
Con il taglierino o le forbici, si taglia lungo la linea fino a staccare il tappo dal resto.



Disegnare una linea intorno al collo della bottiglia a circa 1 cm
dal tappo.

Con le forbici o il taglierino tagliare lungo la linea.

Aggiungi didascalia

Una volta fatto ciò, si prende il foglio di carta stagnola e si prendono le misure utilizzando il collo del nostro "posacenere" in maniera tale da ripiegarlo su se stesso, sia in lunghezza che in larghezza, per ottenere un quadrato di stagnola poco più largo del diametro del tappo; il foglio va ripiegato almeno 4-5 volte, per avere uno spessore tale da isolare la plastica dal calore della sigaretta ed impedirne lo scioglimento.


Prendere le misure per ripiegare la stagnola

Ripiegare il foglio d'alluminio almeno 4-5 volte per ottenere
uno spessore abbastanza alto.


Dopo aver ripiegato la stagnola, la si poggia sulla parte liscia (quella senza la chiusura a vite) e si ripiega sulle pareti; dopodichè si fa aderire uno dei tappi alla carta d'alluminio, per poi incastrarlo sfruttando anche lo spessore ottenuto dai diversi strati (bisogna fare un po' di forza, ma ci si riesce). Se, una volta inserito fino in fondo il secondo tappo, fuoriesce un po' del foglio, si può incidere con il taglierino o tagliare con le forbici e togliere la parte in eccesso.


Fare aderire la stagnola all'estremità senza chiusura.

Fare pressione con il secondo tappo sulla stagnola,
inserendo ed incastrando al suo interno il resto
della struttura.

Rimuovere la carta stagnola in eccesso



Una volta fatto ciò, si è ottenuto un posacenere portatile, utilizzabile sia per la cenere che per spegnere e conservare i mozziconi di sigaretta, in attesa di trovare un contenitore dove buttarli. L'apertura è, ovviamente, dal lato a vite; se si vuole si possono utilizzare tappi di colore differente per il fondo e l'apertura, oppure decorare in qualche modo uno dei due lati.

La stagnola consente di spegnere i mozziconi e la chiusura a
vite permette di conservarli fino a quando ce n'è la necessità. 

Una decorazione o due tappi di colore diverso, consentono di
distinguere rapidamente il lato di apertura da quello fisso.


Et voilà! Potete fumare in santa pace, senza nessuno che vi insegua per non farvi buttare i resti delle vostre sigarette a terra ed in più mostrando un segno di civiltà e di rispetto verso l'ambiente.
Colleghi, amici e parenti all'inizio ridevano, ma adesso stranamente tutti quelli che avevo fatto e portato in giro sono spariti.... per ricomparire nelle loro borse o tasche.
Con la parte che avanza della bottiglia, solitamente faccio dei portapenne, ma si possono fare anche dei vasetti o qualsiasi cosa vi ispiri la vostra fantasia.

Ora sapete come si fa; il prossimo passo è... smettere di fumare! ;)

giovedì 22 maggio 2014

Il peso del fagotto

Quanti di noi si sono sentiti porre la domanda "mamma/papà, come sono nato?" ed hanno risposto con la più classica frase "ti ha portato la cicogna!". 
Che fatica questa cicogna a trasportare nel becco i neonati di ogni specie, in tutti i paesi del mondo.

Le cicogne del film Disney "Dumbo"


Ma conosciamolo un po' questo "postino", nelle sue abitudini reali e non solo leggendarie.
La credenza che la cicogna porti i bambini, sembra provenire dai paesi del Nord Europa e risalente ai tempi in cui l'uomo viveva ancora in modo semplice, senza telefonini, computer, tablet, televisori, termosifoni o stufette in pellet. A quei tempi, la gente ancora osservava il mondo con i propri occhi, notava i fatti; e fatto era, che all'epoca si aveva l'abitudine di riscaldare gli ambienti dove vi erano neonati, tenendo accesso il camino per molto tempo, anche nel periodo primaverile. In questa stagione le cicogne, tornando in quei paesi per nidificare, cercavano i luoghi più adatti allo scopo e, ovviamente, un tetto emanante il tepore del camino acceso era un ottimo posto. Osservando più e più volte la presenza delle cicogne sui tetti delle case dove era presente un bebè, nacque la leggenda del fagottino trasportato nel robusto becco di questi animali (cosa magistralmente rappresentata dalla cicogna di "Dumbo" e da vari altri film d'animazione).
Chiedo scusa se nei miei post cito frequentemente i film della Disney, ma hanno avuto un valore speciale per la mia infanzia e spesso le situazioni me li richiamano alla mente.


Dal film "Dumbo"


Comunque, tornando a noi: la cicogna bianca o cicogna europea è uno splendido e grande volatile dallo spettro alimentare molto vario (cavallette, punteruolo rosso, anfibi, pesci, lucertole, roditori), diffuso in Europa, Africa ed Asia, che nidificava in Italia fino al ‘500 per poi cominciare a scomparire. Nella seconda metà del Novecento, l’animale è tornato a nidificare nel nostro paese e negli ultimi anni si è assistito ad un lento aumento della popolazione nidificante. In Calabria, nel 2005 è partito un progetto della Lipu di Rende (Progetto "Cicogna Bianca"), incoraggiata dalla presenza di una coppia che ha nidificato spontaneamente; dopo essersi chiesta per quale motivo la cicogna non gradisse questa regione per la nidificazione, l'associazione ha pensato di installare, in collaborazione con l'ENEL, delle piattaforme artificiali sui tralicci della luce, per incoraggiare gli animali a fermarsi. Il progetto sembra essere andato a buon fine, visto che le coppie nidificanti in Calabria, sono passate da una a 18.
A questo proposito, ho specificato che nell'alimentazione è incluso il punteruolo rosso, in quanto, se non ricordo male a Reggio Calabria (ma non ci metterei la mano sul fuoco), si è verificato qualche anno fa un fatto simpatico: una coppia di cicogne ha nidificato su una palma parassitata da questo insetto e, durante la cova, mamma cicogna si è cibata degli adulti di Punteruolo, portando a guarigione la pianta. Sarebbe un'ottima soluzione all'infestazione, ma devo ancora trovare un modo per persuadere le cicogne a collaborare; pare che chiederglielo gentilmente non basti.

La cicogna bianca è la terza specie più grande del genere Ciconia, dopo la cicogna bianca orientale e la maguari.



Immagine tratta dal video: https://www.youtube.com/watch?v=D0QdH2WpKtk







La cicogna nera, invece, è un po' più piccola di quella europea. Questa specie, come la precedente, è diffusa in Europa ed Asia, spingendosi anche fino all'Africa. Nel nostro paese è piuttosto rara e per un periodo è stata considerata estinta, anche se nell'ultimo decennio è tornata a nidificare in alcune regioni.
Il numero di individui è in aumento, ma purtroppo, come si può leggere qui, qui e qui, nonostante la rarità della specie, capitano ancora casi di bracconaggio in tutta la Penisola.


Immagine tratta dal video: https://www.youtube.com/watch?v=Vd7RfV3ogEA


Come invece si può notare da questo video e da quello sottostante, fortunatamente non ci sono solo bracconieri, ma c'è anche chi si impegna a fondo per la salvaguardia di queste specie.



sabato 17 maggio 2014

La civetta: fortuna o malaugurio?

Siccome fino ad ora mi sono dedicata agli animali diurni, direi che è arrivato il momento di dedicarsi un pochino anche a quelli notturni. Per questo motivo, in questo post vorrei parlare di un piccolo strigiforme abbastanza comune: la civetta.
Questo è il più piccolo rapace notturno, dopo l'assiolo e la civetta nana.
Liberazione di una civetta. Notare le piccole dimensioni
in confronto alla mano
Spesso, quando si vede in giro, viene definita "gufo" (nell'immaginario collettivo i rapaci notturni sono tutti "gufi", come quelli diurni sono tutti "falchi" o "aquile"), ma in realtà ha diverse differenze da quest'ultimo; in effetti appartengono alla stessa famiglia, ovvero la Strigidae (delle cui caratteristiche parlo nel post "Il fantastico mondo dei rapaci notturni"), ma sono compresi in due generi e due specie diverse. C'è da dire, inoltre, che la civetta può anche essere preda del gufo, visto che si tratta di un uccello piuttosto piccolo. C'è una grossa differenza di dimensioni, dunque, ma anche nel colore e nella conformazione. Senza entrare nei dettagli, la civetta è piccola (20-23 cm), grigia macchiettata, con grandi occhi gialli e non presenta i ciuffetti auricolari (piccoli ciuffi del piumaggio simili a delle orecchie, che in realtà non hanno funzione uditiva, ma di comunicazione e mimetismo); questi ultimi permettono anche una facile distinzione dall'assiolo, che invece li ha ben evidenti. Il gufo, invece, è più grande (32-40 cm), solitamente ha un colore bruno-rossiccio con un disegno che richiama in parte quello di una corteccia d'albero, ha gli occhi arancioni ed i ciuffetti auricolari ben evidenti sulla testa. L'alimentazione della civetta spazia dai grossi insetti ai piccoli roditori e piccoli vertebrati; quella del gufo comprende anche uccelli e mammiferi di dimensioni poco maggiori.
Come tutti i rapaci notturni, ha degli occhi molto grandi in proporzione al resto della testa ed i bulbi non sono mobili nelle orbite (motivo per cui i movimenti rotazionali della testa sono molto ampi). Il piumaggio è morbido ed appare quasi sfrangiato, così da sferzare l'aria in maniera silenziosa; il battito d'ali di un rapace notturno non fa alcun rumore e ciò risulta importantissimo per la caccia, quando l'animale voglia sorprendere la preda nel sonno (per rendere l'idea di quanto sia silenzioso il volo di questi animali, è possibile che un allocco vi passi a pochi cm dall'orecchio e voi ve ne accorgiate solo sentendo lo spostamento d'aria e vedendolo con la coda dell'occhio...posso assicurarvi che non è piacevole, soprattutto se accade mentre siete di spalle e lo avete disturbato passando sotto il suo "posatoio").
I pulli spesso se ne vanno in giro a terra, a poca distanza dai nidi, ma i genitori continuano ad occuparsene, per cui i piccoli andrebbero lasciati in santa pace  (il problema si presenta nel caso in cui vi siano predatori nei dintorni o i pulcini siano feriti).
Civetta in volo
Pur essendo un rapace notturno, non è improbabile ascoltarne il canto durante il giorno, poichè questo animale è già attivo al tramonto ed ancora visibile all'alba ma, soprattutto durante la stagione riproduttiva e per la felicità (specie a notte fonda) di chi ha la fortuna di averne un nido vicino o magari sul tetto della casa, è anche molto vocifero durante tutto il giorno; la tipologia di richiami è molto varia, per cui chi, come me, ce l'ha sopra la finestra della camera da letto, viene si svegliato sempre alle 5 di mattina, ma almeno con suoni diversi a seconda di quello che gli animali vogliano dirsi (quanto meno non è una sveglia monotona). 

La civetta ha una duplice fama: nel nostro paese è vista come "uccello del malaugurio", soprattutto nel meridione, mentre nei paesi greci essa è lodata come animale porta fortuna.
Come mai queste credenze diverse? E come mai in Italia è vista come presagio di sventura?
La risposta, soprattutto alla seconda domanda, è da ricercare nei tempi antichi, quando ancora si vegliavano i morti nei cimiteri, durante la notte; le civette nidificano, fra l'altro, anche nelle intercapedini in mezzo alle rocce e sugli edifici, per cui anche nei cimiteri dove certo non mancano gli spazi per i nidi. Le torce accese attiravano le civette, che così cantavano e venivano udite da coloro che vegliavano il defunto; in questo modo, ripetendo l'osservazione più e più volte, nel nostro Paese nacque la credenza che "il canto della civetta annuncia il morto". 
In Grecia, invece, questo animale era collegato alla dea Atena (tanto che il suo nome scientifico è Athene noctua) ed è da sempre visto come simbolo di fortuna, saggezza e sapienza. La civetta, infatti, è tanto considerata da essere rappresentata sulla moneta da 1€ greca ed il suo occhio è il simbolo dei sapienti greci.

1 Euro greco
Un grazie alla mia sorellona che me l'ha trovato
Ora, a prescindere che siate italiani o greci, del nord o del sud, bando alle superstizioni: se dovesse mai capitarvi d'incontrare una civetta, godetevi questo caso fortuito! Non porta sfortuna (o almeno io sono ancora viva nonostante mi abbiano trapanato i timpani a qualsiasi ora del giorno e della notte), non fa male a nessuno ed è un animale veramente simpatico :)

mercoledì 14 maggio 2014

Testuggini palustri americane: predatori subacquei e pericolo per l'ecosistema

Facendo un lavoretto, mi sono ricordata che alle Trachemys scripta, non ho dedicato nemmeno un angolino. Peccato, perchè l'argomento è interessante e perchè è bene sapersi comportare, soprattutto quando queste crescono e non si sa più dove metterle.
Ce le avete presenti le Trachemys, no? Sono quelle adorabili e minuscole testuggini che ci propinano a tutte le fiere o nei negozi d'animali, solitamente insieme ad una scorta annuale di gamberetti secchi per alimentarle e alla vaschetta in plastica con l'isolotto e la palma. Appartengono a due sottospecie diverse: la T. scripta elegans o tartaruga dalle orecchie rosse (in riferimento al colore rosso delle strisce ai lati della testa) e la T. scripta scripta o tartaruga dalle orecchie gialle. Della prima è vietata l'importazione ed in alcune regioni la vendita.
T. scripta scripta si termoregola sul bordo di un laghetto

Tornando a noi, eravamo rimasti alla fiera in città, dove ci tirano dietro queste benedette tartarughine con annessi mangime e vaschetta. E perchè no, in fondo?! Sono piccoline, basta una vaschetta sul balcone, qualche gamberetto secco e cambiare spesso l'acqua, per poter mantenere questi graziosi animaletti. 
Ma sarà davvero così?
Partiamo subito col dire che quella confezione di gamberetti secchi che danno insieme alla tartarughina possiamo tranquillamente buttarla, in quanto quei "cosi" hanno lo stesso valore nutritivo della segatura; dategli solo quelli (che fra l'altro puzzano enormemente) e tempo qualche mese avrete il vostro nuovo animaletto in ipovitaminosi A, con gonfiore degli occhi, mantenuti sempre chiusi, e inappetenza; poi c'è anche la carenza di vitamina D, che comporta la malformazione del carapace e l'alterazione dello sviluppo scheletrico....insomma: i gamberetti secchi proprio non vanno bene. 
La classica vaschetta con la palmetta di plastica che ci vendono insieme alla tartarughina, inoltre, non va bene nemmeno, perchè questi animali hanno bisogno di vasche grandi, organizzate in parte come un terrario, che gli permettano, quindi, di stare in acqua ma di uscirne quando vogliono per termoregolarsi al Sole (che noi, da fantastici proprietari quali siamo, prontamente sostituiremo con le meravigliose lampade per rettili che vendono nei negozi specializzati). Tutto questo è necessario per evitare l'insorgenza di patologie; se poi invece si ha una vasca in giardino abbastanza grande, ben venga; risparmiamo un sacco di soldi e di fatica.

Tre Trachemys scripta nuotano in un laghetto

Suggerimento: evitate di metterle nell'acquario con i pesci; sono onnivore! Una ragazza c'ha provato e s'è trovata il combattente decapitato (dieci e lode per la furbizia!).

Ok, ora però l'ho comprata; per sistemarla ho il mio bel giardino con un fantastico laghetto artificiale con tanto di gioco di spruzzi d'acqua e coppia di cigni  reali per i miei momenti ludici e romantici (rigorosamente recintato per non permettere eventuali fughe dei rettili)... ma mica posso farla morire di fame!
Cosa gli do da mangiare?
Le Trachemys, da piccole, hanno una dieta prevalentemente carnivora e si nutrono principalmente di insetti, larve e piccoli invertebrati - il che fa si che siano un toccasana contro le zanzare e gli altri insetti che hanno le forme larvali in acqua-; possiamo quindi usare i soliti bigattini e lombrichi (che si trovano come esche nei negozi per la pesca), e dei pesciolini di lago o di fiume dati freschi (avete presente Sampei? Ecco, quando non avete niente da fare, invece di sbragarvi sul divano davanti alla TV, prendete un retino ed andate a pesca nello stagno dietro casa - chi, al giorno d'oggi, non ha uno stagno dietro casa?! - stile Konrad Lorenz in "L'anello di Re Salomone"). E' importante variare la dieta e integrarla anche con alimenti vegetali che apportino i giusti quantitativi di vitamine (fra le varie possibilità abbiamo tarassaco, cicoria, radicchio ed ortica; quest'ultima va lasciata essiccare per 24/48h in modo da perdere le proprietà urticanti).
Quando le testuggini crescono la dieta cambia, poiché cambia anche la profondità a cui vivono questi animali, per cui, da prevalentemente carnivora, diventa onnivora, con l'incremento quindi dell'utilizzo di alimenti vegetali (in natura le piante acquatiche che si trovano sul fondo).
T. scripta scripta adulta.
Notare le proporzioni rispetto alle dimensioni della mano
Solitamente, però, (e qui casca l'asino) quando arrivano a questa età le dimensioni non sono più quelle delle "cosettine piccine piccine" che ci hanno rifilato alla fiera, ma sono diventate quelle di un animale con un carapace di una buona quindicina di cm e con la voracità di Bear Grylls davanti ad un maiale selvatico dopo una settimana di digiuno.
Allora, pian pianino, l'amante degli animali di turno, che comincia a rendersi conto che la sua amica verde non è più gestibile, comincia a pensare a come disfarsene e, siccome c'è affezionato, cerca il modo migliore per lei.
A questo punto arriva la genialata!!!
"La libero nel lago/fiume qui vicino, così me la tolgo dai piedi e nello stesso tempo lei è libera nel suo ambiente!"
E qui il calcio nel sedere te lo meriti doppio: il primo, perchè prima di comprare un animale, sia anche un lombrico, DEVI informarti sulle sue necessità, sul modo di mantenerlo, sui costi e sul tipo di gestione e sulle dimensioni che raggiunge; il secondo, perchè liberando una specie alloctona (dicesi di qualsiasi specie che si sia sviluppata ed evoluta in un luogo differente da quello in cui si trova) nei nostri fiumi e nei nostri laghi, vai a creare un danno gravissimo all'ecosistema. 
Le migliaia di Raffaello, Donatello, Michelangelo e Leonardo (ebbene si, per chi non lo sapesse le Tartarughe Ninja sono proprio loro), che sono state liberate nei nostri territori, si sono adattate, andando a
Gruppo di Trachemys scripta che si termoregola sul ponticello di un
laghetto artificiale.
competere con un'altra specie: la Testuggine palustre europea o Emys orbicularis (motivo per cui l'importazione delle T. scripta elegans è stata vietata). Questo rettile nostrano è un po' più piccolo e meno vorace delle cugine americane, con le quali entra in competizione; sta via via diminuendo di numero ed anche se si trovano ancora individui come quello che è stato liberato durante la Festa delle Oasi 2014, è ormai diventato abbastanza difficile avvistarle. Al contrario, se durante la bella stagione, con il Sole, andate a fare una passeggiata lungo fiumi e laghi, non è improbabile trovare molte Trachemys che si termoregolano sul terreno.
La presenza delle Trachemys spp. nel nostro paese, sta contribuendo alla non poi così lenta sparizione della Emys orbicularis, protetta dalla Convenzione di Berna del 1979, ma che molti di noi non sanno nemmeno cosa sia (non c'è niente di male! Io stessa credevo che fosse un mostro preistorico la prima volta che l'ho vista). 
Quando decidete di prendere una tartaruga, prima di andare al negozio, assicuratevi di poterla mantenere fino al termine della sua lunga vita (circa 30-35 anni) e poi, magari, prima di comprarla chiedete in giro se c'è qualcuno che deve darla via e prendetevi la sua; ma soprattutto, dopo aver comprato una Trachemys, come qualsiasi altro animale, non ve ne disfate liberandola in giro!!!

Emys orbicularis in un corso d'acqua

Emys orbicularis adulta


martedì 13 maggio 2014

Potrei avere il menù?

In continuazione di questo post, oggi facciamo un piccolo elenco di alimenti da NON somministrare agli animali selvatici, in quanto per loro tossici o comunque potenzialmente dannosi. Uno specchietto su cosa dare e cosa non dare in base a quello che mi è capitato di sentire e vedere da quando mi occupo di fauna selvatica.
Alimentare forzatamente un animale che non apre da solo la bocca,  è un'operazione abbastanza complessa: è necessario forzarlo, tenendo fermo il corpo per evitare che si faccia male o ferisca noi ed aprendogli delicatamente la bocca/il becco per inserire il cibo stando attenti a non farlo andare nelle vie aeree (per gli uccelli alla base della lingua); molto meglio farlo fare a personale esperto, non trovate?!
Si ricorda in ogni caso che la fauna selvatica va consegnata entro 24h ai centri preposti e che è bene evitare di somministrare alimenti se non strettamente necessario.


- Uccelli rapaci
Femmina di Falco cuculo
Sono animali carnivori:
NO
verdure (pomodoro o altro);
pane, pasta e biscotti;
latte e formaggi;
wurstel, prosciutto crudo, prosciutto cotto ed insaccati di tutti i tipi;
polpette di carne fritte o al forno;
tonno in scatola.
SI
pezzetti di carne cruda;
carne tritata cruda;
miele (per falco pecchiaiolo).


- Caprioli
Sono ruminanti (erbivori):
Giovane capriolo
NO
latte e biscotti o latte e pane;
pane, pasta e biscotti;
latte vaccino;
carne;
pesce;
SI
latte caprino (per i cerbiatti);
fieno;
paglia;
rametti e foglie d'ulivo, edera, corbezzolo;
mangime per cervi e daini.


- Testuggini terrestri
Sono erbivori:
NO
frutta e verdura fermentescibile (cocomero, fagiolini, legumi, ecc.);
pane, pasta e biscotti;
carne;
polpette di carne fritte o al forno;
pesce.
SI
verdura non fermentescibile;
erba di campo (cicoria, tarassaco, ortica - lasciata ad essiccare almeno 24/48h - ecc).


- Testuggini palustri
Sono tendenzialmente onnivore con preferenze carnivore o erbivore a seconda dell'età:
NO
pane, pasta e biscotti;
wurstel, prosciutto crudo, prosciutto cotto ed insaccati di tutti i tipi;
polpette di carne fritte o al forno;
tonno in scatola;
gamberetti secchi per tartarughe;
bigattini, formiche, lumache, chiocciole o lombrichi da allevamento.
SI
pesce crudo;
gamberetti crudi freschi o congelati;
carne bianca cruda;
vegetali (tarassaco, radicchio, cicoria, ortica - non freddi di frigo - ecc.)

N.B. i gamberetti secchi non sono tossici ma hanno pochissime sostanze nutritive e alla lunga mandano gli animali in ipovitaminosi.


-Volpi
Sono animali onnivori:
Cucciolo di volpe
NO
pane, pasta e biscotti;
wurstel, prosciutto crudo, prosciutto cotto ed insaccati di tutti i tipi;
polpette di carne fritte o al forno;
tonno in scatola.
SI
carne cruda;
pesce crudo;
uova crude;
frutta;
omogeneizzati di carne senza cipolla e acido citrico (in caso di emergenza)


-Ricci
Hanno di base un'alimentazione carnivora, ma comunque mangiano di tutto (onnivori):
NO
pane, pasta e biscotti;
wurstel, prosciutto crudo, prosciutto cotto ed insaccati di tutti i tipi;
polpette di carne fritte o al forno;
tonno in scatola;
latte e formaggi (per i cuccioli si può usare il latte in polvere "Royal canin baby milk"):
bigattini, formiche, lumache, chiocciole o lombrichi da allevamento.
SI
tarme della farina, caimani, grilli, locuste, lombrichi selvatici (da vasi e giardini) o allevati da sè;
carne tritata cruda;
pezzettini di carne cruda;
frutta.

N.B. non dare per nessun motivo e nel modo più assoluto latte vaccino a ricci, ghiri, caprioli e pipistrelli!!! Non digeriscono il lattosio e li porta a morte.


- Rondini, rondoni, balestrucci e topini
Sono animali insettivori:
NO
latte e pane o latte e biscotti;
granaglie miste;
pane, pasta e biscotti;
wurstel, prosciutto crudo, prosciutto cotto ed insaccati di tutti i tipi;
polpette di carne fritte o al forno;
pesce;
bigattini, formiche, lumache, chiocciole o lombrichi da allevamento.
SI
Grilli;
Tarme della farina e camole del miele (in caso di emergenza e per pochi pasti)
carne bianca tritata cruda senza sale o altre aggiunte (in caso di emergenza e per pochi pasti);
omogeneizzati di carne senza cipolla e acido citrico (in caso di emergenza e per pochi pasti).


- Mustelidi
Sono carnivori:
NO
Puzzole europee
pane, pasta e biscotti;
latte e formaggi;
wurstel, prosciutto crudo, prosciutto cotto ed insaccati di tutti i tipi;
polpette di carne fritte o al forno;
SI
pezzetti di carne cruda;
carne tritata cruda;
uova;
omogeneizzati di carne senza cipolla e acido citrico (in caso di emergenza).


Giovane pipistrello
- Pipistrelli
NO
wurstel, prosciutto crudo, prosciutto cotto ed insaccati di tutti i tipi;
polpette di carne fritte o al forno;
latte vaccino;
bigattini, formiche, lumache, chiocciole o lombrichi da allevamento;
Camole del miele;
Soluzione glucosata.
SI
support care per carnivori;
Tarme della farina;
latte Royal canin baby cat mik/ o baby dog milk (per i cuccioli);

N.B. Il latte di capra potrebbe fermentare causando la morte dell'animale.
Dopo aver mangiato vanno mantenuti al caldo perché sono molto delicati di digestione.


- Turdidi  (merli, tordi, ecc.) e corvidi (gazze l'adre, cornacchie grigie, ecc.)
Sono animali onnivori:
NO
latte e pane o latte e biscotti;
pane, pasta e biscotti;
wurstel, prosciutto crudo, prosciutto cotto ed insaccati di tutti i tipi;
polpette di carne fritte o al forno;
pesce;
bigattini, formiche, lumache, chiocciole o lombrichi da allevamento.
SI
tarme della farina, caimani, grilli, locuste, (decongelati o decapitati) lombrichi selvatici (da vasi e giardini) o allevati da sè;
granaglie;
frutta;
pastoni per animali insettivori (se proprio non trovate di meglio);
carne bianca tritata cruda;
pezzetti di carne bianca;
omogeneizzati di carne senza cipolla e acido citrico (in caso di emergenza).


Per il momento mi fermo qui, poichè non mi vengono in mente altre specie. Una cosa che si può sempre somministrare e non si sbaglia mai, è l'acqua; questo si può fare utilizzando una ciotolina o, nel caso di un uccello, con una siringa priva di ago, o in mancanza di questa direttamente bagnandosi il dito e lasciando cadere la goccia d'acqua in prossimità del becco (ovviamente se è un rapace adulto sconsiglio quest'ultimo metodo, almeno se ci tenete al vostro dito).

Sono ben accetti suggerimenti su quali altre specie elencare ^_^

giovedì 8 maggio 2014

Come soccorrere la fauna selvatica in difficoltà: cose da fare, ma soprattutto cose da non fare

Sebbene in alcuni rimanga radicata l'idea che "sono solo animali", ho notato che negli ultimi anni, forse per maggiore conoscenza dell'argomento o forse per una maggiore sensibilità della gente, c'è stato un aumento degli interventi in favore della fauna selvatica in difficoltà.
E' possibile imbattersi in animali selvatici bisognosi di aiuto in tutti gli ambienti, dalla campagna alla città, dalla spiaggia alla montagna.
Cosa bisogna fare in questi casi?

  • Assicurarsi che l'animale abbia effettivamente bisogno di aiuto, perchè ferito, debilitato, stordito o  cucciolo rimasto orfano. In quest'ultimo caso tenere conto della specie per capire se il piccolo sia davvero rimasto solo: molti pulli d'uccello (allocchi, civette, barbagianni, merli, passeri ecc.) escono dal nido quando non sono ancora capaci di volare, ma i genitori si occupano comunque di loro; i cervi ed i caprioli, invece, nascondono i cuccioli nell'erba per non farli trovare ai predatori e poi si allontanano in cerca di cibo. In entrambi i casi riportati in questi esempi, i cuccioli stanno bene dove si trovano e non hanno bisogno di aiuto; 
  • Non stressare inutilmente l'animale: se non si riesce a prenderlo, invece di inseguirlo, è bene chiamare qualcuno più esperto e meglio attrezzato, come la Polizia provinciale, la Guardia forestale, il WWF, la LIPU ecc.;
  • Se ci si riesce ad avvicinare abbastanza da riuscire a prenderlo, ATTENZIONE!!! L'animale non sa che vogliamo aiutarlo e, temendo per la propria vita, cercherà di difendersi con ogni mezzo a sua disposizione...
Quando si soccorre un animale è bene prima di tutto mettere in sicurezza sé stessi, per non passare da soccorritori a soccorsi. Tenere quindi conto della specie con cui si ha che fare e regolarsi di conseguenza;
Se si è abbastanza bravi da riuscire a prenderlo senza farsi male, allora bisogna stare attenti a non fare male a lui, maneggiandolo correttamente e con cura. Se si ha a che fare con un uccello, ad esempio, non bisogna afferrarlo dalle ali, perchè si rischia di causargli lesioni o di peggiorare quelle già esistenti. Per aiutarsi a prenderlo si può usare un asciugamani o una giacca leggera da gettargli addosso; il buio tranquillizza gli animali.
Per le specie più pericolose (volpi, tassi, ungulati, grossi rapaci, ecc.) è meglio rivolgersi a personale esperto.

Per maneggiare un animale bisogna tenere conto della
specie ed utilizzare tecniche differenti. 

Con un mustelide una presa ad anello intorno al collo
non stringe come sembra e gli impedisce di mordere.
E' sempre preferibile utilizzare dei guanti protettivi spessi.


Con un rapace è bene mettersi al sicuro da artigli e becco
senza danneggiare le ali dell'animale...

...la presa più sicura con un rapace selvatico,
si ha bloccando contemporaneamente zampe, ali e coda.

Con gabbiani, cormorani, cicogne, aironi ed ardeidi in generale,
è necessario bloccare il becco, con il quale puntano a colpire
gli occhi, e contemporaneamente le ali, per evitarne i colpi.


Una volta preso l'animale occorre trovare un giusto mezzo di trasporto e contenimento (in realtà sarebbe bene averlo pronto già prima di afferrarlo): per gli uccelli sono ottime le scatole di cartone, sulle quali devono essere praticati dei fori per permettere all'aria di circolare una volta chiuse; per volpi, piccoli mammiferi e mustelidi occorrono strutture più solide come trasportini in metallo e, preferibilmente, l'aiuto di personale esperto. E' bene applicare sul fondo del mezzo dei fogli di giornale; non mettere alcun tipo di alimento per evitare di imbrattare il piumaggio o il pelo dell'animale. 
N.B. Una volpe, un tasso, una faina, ecc. usciranno senza alcun problema da uno scatolo di cartone e se ciò dovesse avvenire all'interno di una macchina potrebbe essere estremamente pericoloso;



Per i ricci basta una struttura in plastica dura


Nel caso in cui si stia trasportando un animale molto giovane, come un nidiaceo ancora implume, si può utilizzare una bottiglia di plastica con dentro acqua calda (non troppo) per tenerlo al caldo, ma stando attenti a posizionarla in maniera tale da non permetterne il movimento in nessun senso, men che meno il rotolamento; in alternativa si possono utilizzare dei panni di pile o lana, ma sono da evitare l'ovatta e tutti quei materiali che tendano a sfilacciarsi.
Per legge, l'animale soccorso va consegnato entro 24h ad un centro preposto, per cui se si è riusciti a prenderlo da soli si può portare al Centro Recupero Animali Selvatici (o altra struttura adibita al recupero) più vicino, oppure contattare qualcuno - WWF o altre associazioni, Polizia Provinciale, Forestale - che possa venire a prendere l'animale per trasportarlo fino al centro.

Cose da non fare:


  • Non prelevare animali che non siano effettivamente bisognosi di aiuto o in imminente pericolo: la "possibilità" non ci riguarda, per cui non si preleva un animale dal suo ambiente perchè "sta benissimo, ma potrebbero sparargli". Oltretutto sarebbe anche un atto illegale;
  • Non somministrare alcun tipo di alimento all'animale, a meno che non si sia assolutamente certi di non potergli in alcun modo causare intossicazioni e a meno che non si sia esperti del settore e non lo si possa far giungere in un centro in tempi brevi: nel dubbio è meglio lasciarlo digiuno per qualche ora piuttosto che rischiare di avvelenarlo. In considerazione del fatto che gli animali molto giovani hanno necessità di essere alimentati spesso, se proprio non è possibile farli pervenire ad un centro in tempi brevi, è possibile tentare di somministrargli delicatamente un alimento idoneo (cosa non particolarmente facile se l'animale non è in grado di mangiare da solo e non apre la bocca spontaneamente). Per qualche suggerimento in merito all'alimentazione, ho trattato l'argomento qui;
  • Non somministrare farmaci all'animale: per questo ci sono i veterinari dei Centri Recupero; alcuni farmaci  per uso veterinario sono tossici per certe specie ed utilizzarli su di esse vuol dire ucciderle (vedi Ivermectina e Cheloni). Se si è veterinari o medici e si è in grado di farlo, si possono praticare fasciature per bloccare eventuali emorragie o immobilizzare ossa fratturate;
  • Non tenere l'animale pensando di poterlo soccorrere da soli: oltre ad essere cosa illegale anche per gli stessi medici veterinari, si rischia di renderne impossibile la guarigione e quindi il reinserimento in natura, per esempio facendo saldare male delle fratture che, prese per tempo, si sarebbero potute rimettere in asse;
  • Non giocare o accarezzare l'animale: se è un piccolo potrebbe imprintarsi impedendo poi la successiva reimmissione nel suo ambiente; se è un adulto, non essendo un animale domestico e non capendo il gesto affettivo, oltre a poter essere pericoloso per noi stessi, va incontro a stress, letale per alcune specie. Non sottovalutare mai un animale selvatico. Un momento di distrazione può costare molto caro!
  • Non lasciare l'animale ai bambini: può essere pericoloso per entrambi.

Su questo sito sono elencati, regione per regione, tutti i recapiti dei centri recupero.

Aggiornamento: l'ultima che mi è toccato sentire è che "i genitori non accudiranno più l'uccellino che ho trovato, perchè sentono l'odore dell'uomo e quindi non si avvicinano"! Il tutto, ovviamente, in risposta al mio "mettilo in un punto alto riparato dai gatti, ma accessibile ai genitori, che così potranno continuare ad occuparsene".
Credo sia il caso di specificare che gli uccelli non sono mammiferi e che, anche se i pulli vengono toccati dall'uomo, i genitori non sentono l'odore di quest'ultimo.
In molti casi i pulli escono spontaneamente dal nido PRIMA di essere autosufficienti ed in grado di volare, ma i genitori continuano comunque ad occuparsene ed alimentarli, per cui se non sono feriti, in mezzo ad una strada e non ci sono predatori nei dintorni, è bene lasciarli lì dove si trovano. Nel caso in cui, invece, si tratti di nidiacei che effettivamente sono accidentalmente caduti dal nido, se i piccoli vengono messi in un posto raggiungibile da mamma e papà e al sicuro dai predatori (un balconcino, una gabbietta appesa in un punto alto o quello che vi pare) e se non si va continuamente a rompergli le scatole, essi continuano a prendersene cura e, se il piccolo è abbastanza grande, in pochi giorni o anche poche ore, riescono a portarlo fino all'involo e quindi a farlo tornare al nido.
Sostituirsi ai genitori di un cucciolo, per quanto si possa essere esperti, non è MAI una buona idea se questo non sia strettamente necessario!!!


Pulli di ballerina gialla, il cui nido è stato sbattuto a terra
e distrutto dal forte vento

 Su questo sito della LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli), oltre ad ulteriori consigli sull'atteggiamento da tenere, troverete anche un'interessante galleria fotografica di pulli di vario tipo.

domenica 4 maggio 2014

Diamo i numeri... sulle confezioni degli alimenti

Quanti di voi hanno comprato il latte, la panna o altri alimenti nelle confezioni di tetrapak? Vi sarà capitato di notare che al di sotto della confezione è presente una serie di numerini rossi, messi in fila, che va da 1 a 6. Ecco, di quei piccoli numeretti in fila, di solito ne manca uno diverso a seconda del contenitore. No, non è un errore, ma quel numero scomparso ha una funzione ben precisa. 
Anche in questo caso, i furbetti del web si sono divertiti a diffondere notizie false e fantasiose, secondo cui il "fuggitivo" starebbe ad indicare quante volte il latte o la panna (perchè di solito si parla di latte e panna, senza andare a considerare che gli stessi numeri si trovano sotto tutte le confezioni in tetrapak, anche quelle di succo di frutta) ha raggiunto la data di scadenza ed è stato ribollito e reimmesso sul mercato con una nuova data di scadenza; dopo il 6 si butta tutto, perchè non sarebbe possibile ripetere ulteriormente questa operazione in quanto il latte cambierebbe le sue proprietà organolettiche.
Bene, permettetemi una fragorosa risata ed un applauso a chi ha avuto il coraggio di inventarsi una balla simile!!!

Questa notizia, infatti, è vergognosamente falsa e gioca sul fatto che moltissimi internauti prendono come verità assoluta ed indiscussa ogni fesseria gli venga propinata. In realtà, per rendersi conto di quale enorme castroneria stiamo parlando, basterebbe accendere il cervello ed andare a guardare le leggi sulla rintracciabilità degli alimenti.
"Rintracciabilità", magica parola; cosa vorrà mai dire? Spiegato in due parole, è la possibilità di risalire, attraverso i vari numeretti apposti sulle confezioni o in alcuni casi direttamente sugli alimenti (vedi le uova) da questi agli stabilimenti di produzione (allevamenti, stabilimenti di lavorazione, ecc) ed è, per legge, un requisito fondamentale per qualsiasi prodotto alimentare. La rintracciabilità è fondamentale per poter bloccare e ritirare dal mercato un eventuale stock di prodotti avariati e ridurre al minimo i danni che questo potrebbe causare.

Tornando al tetrapak ed ai numeretti che compaiono e scompaiono sul fondo della confezione, questi ultimi hanno esattamente lo scopo di permettere la rintracciabilità e sono riferiti alla produzione del contenitore e non al contenuto.
Non esiste nessuna legge che permetta di ripastorizzare, se così si può dire, il latte scaduto e tantomeno di immetterlo nuovamente sul mercato. Le leggi sull'igiene degli alimenti in Italia sono severissime ed accuratissime (pure troppo) e non permetterebbero mai ad alcun produttore di attuare una pratica simile.
Chi non gradisce certe abitudini alimentari è pronto ad inventare qualsiasi cosa per procurare falsi allarmi. Non fidatevi di ogni notizia che leggete su internet; prima di credere e condividere certe cose informatevi bene sulla veridicità delle stesse, poiché far girare una notizia falsa è facile, ma riuscire poi a smentirla è un'impresa notevole.


Chiedo scusa se, quando affronto questi argomenti, uso toni un po' antipatici, ma vi assicuro che leggere certe fesserie mi fa ribollire il sangue nelle vene e "prudere le mani", perché chi le scrive lo fa in mala fede per "tirare l'acqua al suo mulino", approfittando dell'ingenuità di alcune persone. Quindi vi prego di scusarmi e di controllare sempre le vostre fonti quando leggete articoli su internet....si, anche i miei, perché non sono depositaria della conoscenza assoluta e qualche fesseria potrei, in buona fede, scriverla anche io (sebbene quando non sono sicura di qualcosa, solitamente, vado a controllare prima di scriverla in un post).
A presto,
Poiana